Pagina:Storia di torino v2 cibrario 1846.djvu/379


capo quarto 375

ambedue Ignazio Carrocio, si meritarono un grande elogio, li primo, morto nel 1674, ricusò tre volte d’esser vescovo; infulis tertium recusatis glorioso. Ma ebbe invece la badia di San Mauro ed altri carichi di Stato.

Il secondo ricusò i vescovati di Saluzzo e di Vercelli; ma non ebbe badie ne uffici di Stato; e datosi tutto al servizio de’ poveri nello spedale di San Giovanni, ne alzò la cappella, ne accrebbe le entrate, servì di sua persona gli infermi;20 e però venula per lui l’ultim’ora, il 5 d’aprile del 1769 moriva fra le lagrime e le congratulazioni di tutti i buoni. Qui giacciono, soggiunge riscrizione, le sole spoglie, ma egli ancor veglia su noi.21

Due soli ancora rammenteremo, medici famosi: Pietro Bairo, al quale per la fede illibata e la singoiar perizia, i più gran principi affidarono la cura de’ loro corpi. Egli diligente circa i cari capi od i capi illustri che gli venian commessi, non dimenticava il proprio, e morì il 1° d’aprile 1558 nella gravissima età di novant’anni.

L’altro, Giovanni Argenterò, fu il ristoratore delle scienze mediche, ma non aveva il balsamo della vita di maestro Antonio di Faenza, sicchè campò soli cinquantanove anni e morì in maggio del 157 v 2.22 Ne’ sotterranei del duomo è il sepolcro di Sua Altezza Serenissima monsignor il principe Federigo Augusto della Torre e Taxis, nato a Brusselle il 5