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ordinò che questi illustri prigionieri venissero scortati a Milano, e il giorno 15 di settembre dell’anno 1435 Filippo Maria fu per questo insolito caso visibile, ed ammise alla sua udienza nel castello di Milano Alfonso, re d’Aragona; indi, il giorno 23 dello stesso mese fece lo stesso al re Giovanni di Navarra. I Genovesi, avendo acquistato que’ due preziosi pegni, si aspettavano un riscatto proporzionato; ma il duca, dopo tre mesi, ne’ quali e la corte e i più ricchi signori di Milano gareggiarono per onorare splendidamente i due monarchi, generosamente, il giorno 8 di ottobre dello stesso anno, li lasciò partire liberi. Tale atto fu tanto inaspettato e discaro ai Genovesi, che ben tosto si sottrassero dalla obbedienza del duca. Questi due fatti sembrano dinotare elevazione d’animo e generosità verso i vinti. Se mai però i consigli di Zanino Riccio, comprato da questi prigionieri, avessero cagionato tali determinazioni, si collocherebbero queste tranquillamente nella classe delle altre azioni volgari di Filippo Maria. Io credo anzi probabile che così accadesse; perchè un uomo ed anche un principe può bensì non avere nel corso della sua vita che una sola occasione per far cose grandi, ma non può in due sole occasioni mostrare l’anima grande; la quale, quando v’è, in ogni giorno, in ogni fatto dà inizio di se medesima, abbellisce ogni azione, e persino ne’ vizi istessi porta un non so che di maestoso e di sublime. Parmi probabile ancora che l’orrore della morte di Beatrice Tenda sia nato, piuttosto che da animo atroce, dalla solita docilità ai consigli di Zanino Riccio e de’ suoi simili. Il pinguissimo solitario duca non era sanguinario nè violento; e quei manigoldi astuti che