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ciamente sono chiamate crepidines. Io lodo la franchezza, sig. Cavaliere; ma le prove della vostra nuova opinione io non le vedo.

Dalle sustruzioni del Campidoglio forse, e da quelle del tempio della Concordia congetturate, che vi fossero anche nel tempio di Giove Olimpico? Nè dal P. Pancrazi1, nè dal barone di Riedesel2, nè da altri ho potuto ricavarlo. Sul passo di Diodoro voi ci fate una diceria, che mostra o che non lo avete capito, o che avete voluto impicciare, quando scriveste: Sarebbe egli credibile, che Diodoro volesse magnificare questo tempio per le sustruzioni, se non si fossero vedute, e avesse dall’altezza di questo eccettuato il fondamento, se fosse stato per tutto sotterra? Vi siete immaginato, o volete far credere, che egli magnifichi le sustruzioni fatte, come voi dite, per appianare il monte; e che sustruzioni, e crepidoma tradotto da voi nello stesso tempo per sustruzioni, e per fondamento, siano la stessa cosa. Sarete stato ingannato dalla parola substructionum della traduzione, (che doveva essere in singolare substructionis, come nel greco ὑποστάσεως), la quale nel senso più ordinario si prende per sustruzioni fatte ai fondamenti. Ma se voi, come architetto, aveste badato in primo luogo al senso naturale del discorso, avreste capito, che non poteva intendersi in quel significato, secondo il quale il paragone di Diodoro sarebbe ridicolo, come se avesse supposto, che tutti gli altri più grandiosi tempj fuori della Sicilia avessero dovuto essere nella stesa situazione montuosa, e ineguale, per dover essere in qualche parte sostenuti da sustruzioni, e sustruzioni tali da meritare sì alti encomj. Se poi aveste osservato il contesto, avreste pure inteso, che lo storico vuol lodare quel tempio per la grandiosità del fabbricato, o di tutto l’insieme della fabbrica, che tanto spiega anche la parola latina substructio, e la greca ὑπόστασις adoprata in altro luogo nello stesso significato3, e qui due volte; la prima tradotta per substructio, di cui fi è parlato; e l’altra poco dopo per structura. Potreste anche spiegarla per magnificenza, grandiosità di disegno, di idea della fabbrica; giacchè in altri luoghi Diodoro l’ha usata per dire idea, argomento di un opera4.

Tuttavia, per sempre abbondare con voi, fingiamo contro il testo, e contesto, che vi fossero quelle sustruzioni. Io non trovo ragione, per cui Diodoro, nel dare l’altezza del tempio, dovesse avvertire, che la dava, non compresevi però le sustruzioni da qualche parte. A chi mai potrebbe venire in mente di fare una simile eccettuazione? Di non voler comprendere nell’altezza di un tempio, o altra fabbrica, le fondamenta sotto l’area, o le sustruzioni più alte, e più basse fatte da una, o più parti, tuttochè visibili, e grandiose, per appianar l’area? Il supporre, che lo abbia fatto Diodoro, sarebbe un volerlo far credere letterato troppo semplice. Se avesse anche voluto magnificare le sustruzioni supposte, lo avrebbe dovuto fare con altro discorso, prescindendo dall’altezza del tempio, come si fa comunemente in tali casi .


  1. Tom. II. par. 2. tav.7.
  2. Voyage en Sic. & dans la Grande Grece, lettre 1. pag.44. segg.
  3. Lib. 1. §. 06. pag. 76.
  4. Lib. 1. 3. 3. pag. 6. Tom. I. Lib. 15, §. 70. pag. 57. T. II.