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s u l l’ A r c h i t e t t u r a. 151

se fossero antiche, come vuol supporsi, non sarebbero nè doriche, nè greche.

§. 21. Non dissimulo però il pensare di alcuni per rispetto a qualunque prova può dedursi dal tempio di Gerusalemme. Vorrebbero trar fuora dalla questione dell’Architettura quella rinomatissima fabbrica, come opera comandata, e nelle sue leggi prescritta da Dio; cosa che io nè intendo, nè so come possa da taluno concepirsi. Quand’anche fosse vero, che allora avesse avuto principio l’arte di fabbricare maestosi edifizj, e questo tempio fosse stato il primo, lo che certamente non può ammettersi; e quando si conceda, che le proporzioni fossero fino a quel tempo ignote, e per la prima volta da Dio insegnate, che per questo? non era forse una fabbrica, e questa fabbrica non era visibile a tutto il mondo? come adunque non potevano i popoli di tutte le nazioni, e i Dori in ispecie, che viaggiarono come si disse per le parti orientali, averne appresa l’arte, e ricopiate le proporzioni, e le leggi? Eupolemo, ed Aristea antichi scrittori la defcrissero parlandone con maraviglia in que’ pochi frammenti, che delle opere loro ci ha con servati Eusebio1. Che se riscontrasi quel tanto che del tempio egiziano ci dice Strabone, lo troveremo in varie parti simile a quello di Gerusalemme, come lo riconobbe Marsamo2. E poi chi ha detto a questi tali, che Iddio nell’ordinare la costruzione del tempio, insegnasse un’arte sin lì ignota? Esso ne prescrisse a Salomone la forma, come già aveva fatto del tabernacolo a Mosè, acciò fosse proporzionato alla santità del suo oggetto, ed utile all’uso, che doveva farsene, nè si confondesse co’ profani tempj de’ Gentili. Che del resto doveva inalzarsi per mezzo di quelle


arti,


  1. De præpar. evan. lib. 9. c. 34. pag. 450. & lib. 9. cap. 38. pag. 453.
  2. Marsh. Sæcul. 9. pag. 203.