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presso i Greci e presso i Romani. 91

lissimo impronto bensì, ma in quello stile che generalmente si chiama etrusco. Nettuno tiene il tridente in forma d’una lancia in atto di ferire, ed è ignudo, come pure il Giove summentovato, se non che ha un panno piegato e ravvolto intorno alle braccia1, quali per servirsene di scudo; nella stessa guisa che Giove su una gemma porta la sua egida avvolta intorno al braccio sinistro2. Così in mancanza di scudo armavansi talora il braccio gli antichi nel combattere, siccome narrano Plutarco d’Alcibiade3, e Livio di Tiberio Gracco4. L’impronto di tali monete è incavato da una parte e rilevato dall’altra, come s’è detto al Capo II. del Libro VII.5.

§. 6. Se fosse vero che i Greci soltanto sino all’olimpiade l. avessero adoperata la C in luogo della Γ, sarebbe molto incerto e dubbioso quanto noi dicemmo sin qui dell’antico stile; poiché v’ha delle monete d’un bellissimo conio nelle cui lettere v’è la C per la Γ, e fra le altre potrei addurne ad esempio una delle città di Gela in Sicilia iscritta CEΛAΣ con una biga da una parte, e dall’altra un Minotauro6. Ma siccome gli scrittori7, che pretendo-


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  1. Vedansi queste monete nella Lucania Numismatica del P. Magnan Tabb. 19 - 26. In esse però il panno non è ravvolto intorno alle braccia, ma gettatovi sopra in maniera che ora attraversa le spalle, ora il petto, e da esse pende a un di presso come all’Apollo del basso-rilievo di cui abbiamo data la figura alla pag 1. del Tomo I. [ Di queste monete una in argento, che noi daremo in appresso, e ne parleremo più a lungo nell’indice delle Tavole in rame nel Tomo iiI., la illustra il signor avvocato Mariotti in due dissertazioni stampate, una in Roma nel 1761., della quale fecero onoratissima menzione l’autore della Biblioteca moderna, ai 4. giugno 1763., ed i Giornalisti di Firenze 3. ottobre 1766; l’altra nell’anno 1764., di cui parla anche l’autore della Istituz. antiq. numism. lib. 1. c. 4. n. 3.; e una terza ne pubblicherà più diffusa; provandovi fra le altre cose, che non solamente le antiche monete italiane incuse, ma eziandio ha le consulari, e imperiali, e dei medio evo se ne trovano di tal sorte incuse non tanto per isbaglio del monetiere, come di tutte lo pretende il P. Jobert Scienza delle medaglie, Tomo I. Instr. 8. pag. 172., seguito da Winkelmann sopra pag. 50. §. 32., ma ancora fatte a bella posta.
  2. Monum. ant. ined. num. 9., Descript. des pierr. grav. du Cab. de Stosch, cl. 2. sect. 3. n. 48. pag. 39. 40.
  3. Alcib. in fine, op. Tom. I. p. 213. C.
  4. lib. 25. cap. 16., V. Scalig. Conject. in Varron. de ling. lat. princ. pag. 8. & 10.
  5. §. 32. pag. 50.
  6. Presso Castelli nella Tavola premessa alla sua opera Siciliæ, & objacent. insul. ec., num. 24., e Paruta Sicilia Numism. Tab. C. num. 3., il quale ne riporta altre nella Tavola stessa num. 10. e 11., e Tab CI. n. 11. e 13. colla stessa iscrizione, e rovescio diverso, e Tab. XCIX. num. 1. e 4.
  7. Reinold. Hist. lit. græc. & lat. pag. 57.