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presso i Greci, e loro Pittura. 33

tro cavalli di Venezia, de’ quali parlerò più sotto. Si preferiva anche il rame al bronzo, quando voleansi indorare le statue, sì perchè quello più facilmente di questo s’indora, sì perchè costa meno, e vana sarebbe stata la spesa nel bronzo che doveva essere coperto.

§. 2. A questa necessaria addizione dello stagno al bronzo quando ha sofferto nella sua prima composizione dobbiamo attribuire tutti que’ bucolini, o bullolette che osserviamo negli antichi lavori; poiché lo stagno, come materia più fluida, venendo più facilmente consunto dall’azione del fuoco, lascia nel bronzo voti gl’interstizj che occupava, e lo rende quasi simile ad una pomice, e assai leggiero. Questa leggerezza è ben sensibile sulle grandi monete, dette medaglioni, che sono state nel fuoco; e loro altresì avviene che essendo private dello stagno, quasi della loro parte oleosa, se dopo d’essere state disotterrate stiano per qualche tempo esposte all’aria o all’umido, vestonsi d’una patina verde che il vecchio bronzo corrode e distrugge.

[...nelle forme.] §. 3. Per dire qualche cosa delle forme, in cui gli antichi gettavano il bronzo,, osserverò che ognuno dei quattro cavalli, posti sul portale della chiesa di s. Marco a Venezia, è stato fuso in due forme, delle quali ognuna comprendeane la metà pel lungo, cioè dalla testa alla coda: in tal modo non era necessario rompere la forma dopo il getto, siccome far si suole generalmente1.

[Quindi l’univano... ]

§. 4. Ne’ lavori di getto è pur da osservarsi l’arte con cui i varj pezzi di metallo a varie riprese gettati insieme si univano, principalmente presso i più antichi, i quali in tal maniera formavano le statue, attaccandone fra di loro

Tom. II. E le


  1. Per fare le forme gli antichi si servivano della creta mescolata con fiore di farina, come bene osserva l’Arduino nelle note a Plinio lib. 18. cap. 10. sect. 20. § 2.; e lo ha notato anche Winkelmann nel Tom. I. pag. 25. princ.