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discernere la vera effigie di que’ celebri uomini; poiché egli racconta che a’ giorni suoi era flato inciso il nome di Scipione sotto una statua equestre di bronzo, trasportata dalla Macedonia per ordine di Metello, e con parecchie altre collocata in Campidoglio1.

[... e scudo di Scipione.] §. 3. Nello scudo poi io non credo in alcun modo che vi si rappresenti la continenza di Scipione; ma piuttosto vi ravviso Briseide renduta ad Achille, e la riconciliazione di questo con Agamennone2. Ho esposto nel mio Saggio sull'


alle-


    avrebbe rilevato il pregio di Literno col dirvi sepolti amendue que’ gran capitani, che col primo soltanto: e in secondo luogo le tante iscrizioni trovate sinora nel sepolcro della loro famiglia, e tra le altre quella del padre dello stesso Africano minore, fanno credere, che ivi fosse il luogo della comune loro sepoltura. Le dette iscrizioni possono vedersi riportate nell’Antologia Romana Tom. VI. n. 49. anno 1780. pag. 387., Tom. VII. num. 48. anno 1781. p. 377. segg., Tom. VIII. n. 31. anno 1782. pag. 244., num. 32. pag. 249., Tom. IX. n. 17. anno 1783. pag. 187. segg. num. 28. pag. 227. Nel detto Tom. VIII. p. 24. li descrive la cassa sepolcrale di Scipione Barbato, che accennammo nel Tom. I. pag. 30. not. a. Essa, come scrive il sig. abate Visconti, è di peperino del più compatto, ha la lunghezza di palmi dodici, l’altezza di sei, e la larghezza di cinque. La viltà del sasso è troppo ben compensata dall’importanza della iscrizione, che illustra e la romana storia, e l’antica geografia. La materia stessa resta nobilitata dal lavoro, essendo di squisiti ornamenti abbellita. Piuttosto che una cassa sepolcrale sembra un basamento di magnifica architettura, circondato da cornice a dentelli, e da un bel fregio lavorato a triglifi, che lasciano degli spazj, ne’ quali sono leggiadramente scolpiti de’ rosoni. Le arti, e il gusto greco sembra che di già incominciassero a sgombrare la romana rusticità, e accusarebbero una età meno remota, quando l’iscizione non ci facesse conoscere, che appartiene al quinto secolo di Roma, e che è il più antico fra tutti i monumenti scritti della romana antichità; poiché è più antica di quella di Lucio Scipione di lui figlio incisa parimente in peperino, come si e detto qui avanti alla pag. 153. §. 18., e trovata nello stesso sepolcro fin dal secolo scorso; siccome è più antica della iscrizione di Duillio, sia originale, sia copia secondo che dice Winkelmann al luogo citato; giacché questi fu console quarant’anni dopo Scipione Barbato. Annessa a questa casa ve n’era un’altra, che conteneva le ceneri di una donna, dal cui nome segnato nel coperchio si rileva che era Aulla Cornelia figlia di Cneo Cornelio Scipione Ispalo, o piuttosto moglie di un Ifpallo. Fu trovata in questo sepolcro anche la testa giovanile incognita coronata di lauro, di cui ho parlato eziandio alla detta pag. 30., ed una piccola testa alta un pollice in terra cotta, rappresentante un vecchio senza capelli, e senza barba. Tutti questi monumenti passeranno probabilmente ad ornare il Museo Pio-Clementino.

  1. ad Act. lib. 6. epist. 1. [ Il sentimento di Cicerone è ben diverso da questo, e da ciò che gli fa dire Winkelmann qui avanti pag. 207. Egli dice anzi all’opposto che l’effigie di Scipione Africano (non dice però se il primo, o il secondo) si sapeva indubitatamente, e ne nomina due statue, una erettagli da Attico, al quale scrive, e l’altra più antica, che si conosce, dic’egli, per sua dall’atteggiamento, dall’abito, dall’anello, dalla fisonomia. Cicerone biasimava soltanto Metello perchè avesse errato nel mettere alla base d’una statua eretta da lui a Scipione Africano, o a Scipione Nasica Serapione, che non è troppo chiaro, un titolo, che non gli conveniva.
  2. Può vedersene la figura predo lo Spon Recherch. des antiq. & curios. de la ville de Lyon, pag. 186., e Miscell. erud. antiq. sect. 4. pag. 152., ove lo dice del peso di 21. libra, del diametro di due piedi, e due oncie, trovato nel Rodano presso Avignone nel 1656. Fu pubblicato anche nel Silio Italico dell’edizione di Drakenborchio al lib. 15. vers. 268., e se ne parla nell’Acad. des Inscript. Tom. IX. Hist. p. 152. segg. Il signor abate Bracci Dissert. sopra un clip. vot. p. 67. e 73. crede che rappresenti il fatto di Scipione, senza darne nuove ragioni.