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presso i Greci, e loro Pittura. 7

non sono state sinora ben intese dagl’interpreti, e Francesco Giunio1 che traduce: cum ad unguem exigitur lutum, non ne rende il vero senso. Il verbo ὀνυχίζειν o ἐξονυχίζειν dinota quì quegli ultimi tocchi che lo scultore dava coll’ugna al suo modello; e questo chiamavasi κίνναβος. All’uso di finire il modello coll’ugna si rapporta pure l’espressione Oraziana:

. . . . . . ad unguem
Factus homo2
Perfectum decies non castigavit ad unguem3;

come all’uso di adoperare principalmente il pollice nel far figure di cera si riferiscono chiaramente le parole di Giovenale:

Exigite ut mores teneros ceu pollice ducat,
Ut si quis cera vultum facit . . . . . 4

§. 3. Un chiaro scrittore, il conte di Caylus, leggendo in Diodoro5 che gli artisti egiziani aveano lavorato secondo un’esatta norma, laddove i greci determinavano a occhio le necessarie proporzioni, s’è argomentato di quindi conchiudere, che questi non si valessero punto di modello pe’ loro lavori6. Ma è facil cosa il dimostrargli l’opposto, non solo co’ modelli in creta anche tuttora esistenti di statue, de’ quali parlammo nel Libro I. Capo iI.; ma eziandio con una gemma del museo Stoschiano7, ove rappre-


sen-

    altro non rimaneva a fare, che far gli ultimi ritocchi coll’ugna ai modelli di creta; senza cercare se quella s’intromettesse all’ugna e al dito: il che più facilmente poteva succedere nel maneggiare la creta per fare il modello, anzichè nel ritoccarlo quando era già quasi finito. Peraltro siccome oggidì comunemente non si adopra l’ugna a tal effetto, potrebbe darsi anche altra spiegazione al passo di Plutarco, più conforme a qualche maniera di dire, o a qualche altra usanza degli antichi artisti, che noi non conosciamo: Come, per esempio, che il modello è vicino alla sua perfezione, quando l’artista è giunto a fare anche le estremità, e le ugne della figura.

  1. Catal. Pictor. in Policl. p. 168. [Giunio seguita la traduzione di Silandro, e degli altri.
  2. lib. 1. serm. 6. vers. 32.
  3. De arte poet. vers. 254.
  4. Sat. 7. vers. 237. Conf. Rutgers. Var. lect. lib.1. cap. 2. pag. 8.
  5. lib. 1. circa fin.
  6. Vedi Tomo 1. pag. 120. e seg.
  7. Descript. des pierr. grav. du Cab. de Stosch, cl. 3, sect. 1. n. 6. pag. 315.