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materiali che raccoglieva, e degli oggetti che avea sott’occhi, nello studio de’ quali ei tutta concentrata avea l’attività e l'energia del suo spirito.

Egli pienamente padrone di se stesso e del tempo viveva in quella indipendenza che è la vita del genio: contento di una semplice mediocrità, non conosceva altre passìoni fuorché quelle che vieppiù sublimar poteano il suo spirito: era sì fervido il desiderio di sapere ond’era animato, che tutto il resto trascurava, e detto sarebbesi aver egli indomato il pallio della stoica indolenza. Si sviluppò allora vieppiù il suo carattere morale; e da ciò che ho fin qui detto del suo temperamento, de’ primi tratti della sua vita, della sua attività nello studio, e delle esterne circostanze, fi può agevolmente argomentare come diverse e sorprendenti qualità ornar dovessero il cuore di quello grand’uomo. Ma qui io non deggio parlare che dell’antiquario, e di ciò che serve a farci conoscere Winkelmann come tale.

La sua vivace ed operosa immaginazione, accompagnata sempre dalla riflessione, non esaminava mai senza frutto le antiche opere dell’arte; e la continua istancabile diligenza, con cui teneva dietro ad un oggetto, dovea necessariamente portarlo a tali osservazioni, che altri prima di lui fatte mai non aveva.

Lo studio delle antichità era sin allora stato trattato in maniera che non formava ancora un sistema, né erale stata ancor data una certa forma. Al rinascimento delle lettere occuparonsi i primi antiquarj della topografia di Roma; e quindi per lungo tempo le antiche iscrizioni furono se non la sola, almeno la più importante cura de’ letterati. Altri limitaronsi alla numismatica, occuparonsi altri unicamente degli antichi vasi e utensili, ovvero de’ prischi riti e costu-


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