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xvj Prefaz. dell'Ab. Carlo Fea.

saranno avvertiti successivamente nell’opera. Per dare a questa la maggior perfezione con tutti gli esami, che avrei voluto fare, non sarebbero bastati dieci anni di tempo. Io poi conosco di essere uomo, e di poter mancare in fatto come un altro: e sanno i letterati la dura condizione della stampa, che per una certa sollecitudine fa sbagliar non volendo, e non ostanti le possibili diligenze di correzioni, che si facciano fare da più persone, e facciano gli editori medesimi scrupolosamente, come ho fatt’io.

Scrivevo in Roma alli 16. di Settembre 1783.


    Pag. 78. in nota, col. 2. lin. 42. si cassi Arles; perocchè ho letto in seguito nella Correspondence d’histoire naturelle, ou lettres sur les trois regnes de la nature, ec. Tom. iiI. let. LXVI. à Paris 1775., ove si dà una piccola storia, e descrizione di quell’obelisco, che esso non abbia geroglifici.
    Pag. 175. nota a. col. 1. lin. pen. si legga: Ali aveano i cavalli del cocchio di Pelope intagliati sull’arca di Cipselo, come scrive Pausania lib. 5. cap. 17. pag. 420., e quelli delle bighe delle Nereidi in un quadro descritto dallo stesso Pausania lib. 5. cap. 19. pag. 426. lin. 22.
    Pag. 210. nota b. col. 2. lin. 13. leggi: moneta di essa senza la stella, seppure non è difetto di conservazione.
    Pag.308. col. 1. lin. 3. leggi: finisce in una gran coda.
    Pag. 356. nota a. ove dico degli angoli retti: Dopo avere scritta quella nota ho riflettuto meglio, che Winkelmann in questo luogo, e nel Trattato prel. capo IV. par. iI. pag. LIII. princ. dicendo angoli acuti non intendeva parlare di angolo acuto geometricamente, come pare a prima vista; ma che voleva dire soltanto, che il naso in vece di tondeggiare, come fa naturalmente, era piano nella superficie, e quindi fatto nei due lati a spigolo; senza parlare della forma geometrica, che così viene a prendere, la quale non può essere di angolo acuto, ma di retto al più.
    Pag. 368. not. b. Ho osservato in appresso, che Winkelmann ha letto scripturam nell’edizione di Burmanno.
    Pag. 390. not. c. lin. 2. si legga: riportato dal Bartoli Admir. Antiq. Rom. Tab. 34.
    Ovunque dico monsignor Foggini, si legga canonico Foggini: e marchese Guasco, conte Guasco.
    Finalmente avverto, che non si troverà in questo Tomo la figura promessa alla p. 359. n. i., spacciata dagli Editori Milanesi per una Iole. Ho capito in seguito che essa rappresenta una Baccante; e poi sono stato informato da varie persone, dalle quali è stata veduta, che la testa sia di una statua colla pelle di tigre, e di altra statua il corpo con pelle della stessa fiera, in diverse altre parti non troppo ben restaurato. Sicchè ho stimato bene di ometterne la figura, tanto più che quella data dagli Editori suddetti è mal disegnata.


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