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presso gli Egizj, i Fenici, e i Persi. 73

ni suoi, nè per la forma né ad altro riguardo differivano punto da quelle che erano state fatte dieci mila anni prima. Quest’osservazione però deve intendersi di quelle statue che erano lavori di scultori nazionali, prima che l’Egitto cadesse sotto il dominio de’ Greci. L’osservanza di quelle leggi era inviolabile, ed era il fondamento della religione come del governo. Quindi l’arte nel rappresentar figure umane sembra che presso gli Egizj non si potesse dipartire dai loro dei, dai re e loro famiglie, e dai sacerdoti1; tranne però quelle figure che erano incise sugli edifizj2. Anzi pare che fosse ristretta ad una sola specie d’immagini, poiché gli dei degli Egizj erano i re3 che anticamente avean colà dominato (almeno secondo la credenza loro); e i più antichi re erano pure stati sacerdoti4. Diffatti presso nessuno scrittore si fa menzione di statue colà erette ad altri, fuorché alle summentovate persone5; onde dobbiamo credere che ciò fosse vietato per una legge, la quale facesse parte della religione.

[La poca stima che faceasi degli artisti ...] §. 11. Finalmente una delle cagioni, che influirono sulla mediocrità dell’arte presso gli Egizj, fu l’ignoranza generale de’ loro artisti, e la poca considerazione in cui erano tenuti, poiché aveansi quai semplici artigiani, e anche della più bassa

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    to, fecero adornare il loro sepolcro, che fossero fatte con un impegno, e diligenza straordinaria, §. 66. pag.76. E siccome le une, e le altre, secondo che le descrive il lodato Diodoro, e come in parte si vede di quelle del detto sepolcro di Osimandue nelle tav. 42. 43. presso Pococke Tom. I., rappresentavano cose diverse, non più vedute, e in diversi atteggiamenti, non potevano certamente esser cavate dagli antichi archetipi dei sacerdoti. Lo stesso Pococke liv. I. chap. iiI. pag. 61 dice di aver osservato negli avanzi del tempio d’Iside nella citta di Butiride, di cui parla Erodoto lib. 2. cap. 59. p. 132., i geroglifici di una scultura squisita, e le figure delle divinità e dei sacerdoti di una maniera, da lui non veduta altrove.

  1. Herod. lib. 2. cap. 143. pag. 174., Diod. Sicul. lib. 1.§%. 44. pag. 53.
  2. Id. ibid.
  3. Diod. Sicul. ibid. §. 47. e seg. pag. 56.
  4. Plat. Polit. pag. 190. D. oper. Tom. iI. [Plutarco De Iside & Osir. dopo il princ. Si vegga appresso al capo iI. §. 15.
  5. Già abbiamo fatto osservare alla pagina 12. nota A., che secondo Diodoro ne furono onorati Dedalo, ed altri Greci. Lo stesso scrittore lib. 1. §. 26. pag. 31. princ. scrive, che in un tempio di Osiride vi erano le statue di certi giganti in mostruosa forma, che ogni giorno venivano flagellate dai sacerdoti in segno di detestazione del loro attentato; e §. 48. pag. 58. princ. parla delle trenta statue di legno collocate nel monumento d'Osimandue, rappresentanti altrettante persone in atto di guardare giudici, che amministravano la giustizia. Le casse delle mummie in legno, e in pietra, dorate, o dipinte, o scolpite, nella effigie del morto, sono innumerabili.