Pagina:Storia della rivoluzione piemontese del 1821 (Santarosa).djvu/87

 
 
67


visamente tre colpi di cannone: che avvenne? La bandiera italiana1 era stata inalberata sui bastioni della fortezza dalla truppa di guarnigione. Enrico ufficiale d’artiglieria, giovane patriotta dotato di fredda audacia, avea concertato col suo compagno Gambini2, con Rossi uffiziale nel genio, Reciocchi, Viglini e Cassana della brigata Aosta, quell’ardito movimento, in cui il maggiore di artiglieria cav. Desgeneys fu il solo che, trafitto colla baionetta da un soldato, perdesse la vita.

Quei colpi di cannone aveano destato il popolo torinese. Una folla di cittadini ricopre in un istante gli spalti della cittadella; le grida di «Viva la Costituzione» risuonano intorno. Ben presto la parola costituzione spagnuola pronunziata da uno, vien ripetuta da tutto il popolo che da gran tempo aveala scolpita in mente. Un uffiziale seguito da un dragone vuole ad ogni costo inoltrarsi, per riconoscere la cosa, e mentre sordo alle voci: abbasso le sciabole, continua a spingere il cavallo nel mezzo della calca rotando attorno la spada, partono due colpi di pisto-

  1. Era nera, rossa ed azzurra; quella invece alzata da Ansaldi in Alessandria, era rossa, verde, azzurra. La prima era simile alla bandiera napoletana: l’altra ricordava quel colore dell’ultimo regno d’Italia, così caro ai Lombardi. Del resto sparvero entrambe pochi giorni dopo la rivoluzione, e furono rimpiazzate dall’antica bandiera dello Stato per ordine del reggente (Vedi Doc. N.)
  2. Questi due capitani di artiglieria si trovavano far parte della guarnigione nella cittadella, per ordine del principe di Carignano; ad esso aveali suggeriti il capitano Radice, l’uno dei patriotti più ardenti dell’armata, cui Carlo Alberto avea dato molti contrassegni di sua confidenza. Ma ad ogni modo il principe conosceva assai bene le loro opinioni.