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nulla si sa di Alessandria. Santarosa, San Marsano, Lisio e Collegno erano assieme: uno fu il loro pensiero: — Partiamo. — Fra venti minuti San Marsano e Lisio si trovavano l’uno sulla strada di Vercelli e l’altro su quella di Pinerolo; Santarosa tenea dietro a quest’ultimo.

M’accingo a seguire nel mio racconto i movimenti della rivoluzione. Riferirò soltanto ciò che so esser vero; non tutto però, ove le mie parole presentissi dannose a qualche amico di libertà in potere tuttavia dei nostri persecutori. Ma le circostanze, a tacersi od a toccarsi di volo, non saran tali che, così facendo, ne abbia a soffrire il carattere della istoria; quanto importa alla stessa posso francamente narrare; altrimenti non avrei dato mano allo scrivere.

I moti di Alessandria ebbero principio col giorno 10 marzo alle ore due del mattino, allorchè il capitano conte Palma, fatte prender le armi al reggimento Genova aquartierato in cittadella, proclamò la costituzione al grido di Viva il re! I dragoni del re, guidati dal cav. Baronis e dal conte Bianco1 capitano il primo e tenente l’altro, muovono in silenzio dai loro diversi quartieri, e riunitisi sul ponte del Tanaro, s’introducono nella cittadella per la porta ivi lasciata aperta per cura dell’uffiziale capo-posto. Vi penetra con esso loro un numero di cittadini già federati per la causa italiana, della forza di circa un battaglione;

  1. Vuol giustizia sia fatta speciale menzione del conte Bianco al cui zelo patriotico ed alla stima dei soldati, che un nobile carattere gli avea conciliato, si dovette in gran parte il moto costituzionale di quei dragoni.