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nere un penoso silenzio; chè ben io temo la pubblicazione di questo scritto non sia per nuocere alla cosa pubblica, fornendo ai nemici della libertà lumi dei quali sapranno giovarsi, nella guerra che muovono instancabili agli interessi i più cari e più santi della umana società. Ma non puossi d’altronde permettere che restino arbitri della storia gli opuscoli apparsi sulla nostra rivoluzione1 i quali comunque basti l’animo dei loro autori, onde sono improntati, a far nascere nell’imparziale lettore una giusta diffidenza, lascerebbero pur nondimeno nell’Europa una sinistra impressione, e gl’Italiani potrebbero ricadere nell’abbattimento, immenso danno alla patria che vuolsi ad ogni costo scansare.

Scrivo in lingua straniera, perchè io credo utile al mio paese che lo straniero mi legga: non curo la taccia di scorretto ed inelegante scrittore, orgoglioso che niuno possa coscienziosamente rinfacciarmi quella di aver travisato i fatti. Non è una istoria che io scrivo, poichè non è da tanto mia memoria, e la mancanza di gran parte dei materiali che mi occorrerebbero vi si oppone; ma collocato in una posizione da dove ho dovuto necessariamente veder molto, e potei di leggieri penetrare le vere cause motrici di gran numero di avvenimenti, impavido, e leale abbastanza per nulla tacere, sia per pusillanimità che per amor di partito,

  1. Tre ne conosco: Trente jours de révolution en Piémont, par un témoin oculaire, stampato a Lione. — Précis historique sur les révolutions des royaumes de Naples et de Piémont en 1820-21, par M. le comte D***;Histoire de la révolution de Piémont par M. Alphonse de Beauchamp, stampati a Parigi.