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conte Della-Torre in un suo dispaccio, che intercettato, cadde in mano delle autorità costituzionali.

Il cav. di San Severino governatore di Cuneo grandi cose ravvolgeva in mente; egli meditava farsi centro alla congiunzione di Nizza con Novara, spedire al conte Della-Torre il contingente della brigata Cuneo che si allestiva in Mondovì, e disporsi colle sue forze ad agire di concerto con esso lui nel moto che l’armata di Novara volea tentare sopra Torino. Secondavalo con ogni mezzo il cav. Morra, comandante dei carabinieri reali, ardentissimo partigiano dell’assoluta monarchia: ma tutti i loro successi si limitarono a poter pubblicare in quasi tutte le città della divisione la protesta di Carlo Felice. Imperocchè il deposito de’ cavalleggieri di Savoia, in guarnigione a Savigliano, mise a sua testa un ardentissimo patriotta, il giovine conte Pavia; i soldati della brigata Cuneo in gran parte si ritirarono a loro case, ed i rimasti ubbidirono agli ordini del ministro della guerra, e quindi il cav. di San Severino vedendo la sua autorità destituita d’ogni appoggio si ridusse da solo a Novara.

Ed in tal modo, per la mancata cooperazione dei governatori di Nizza e Cuneo, fallirono al conte Della-Torre le speranze di bastare colle sole sue forze alla controrivoluzione, e gli si palesarono invece tutte le difficoltà alle quali andava incontro, ma a scompigliare interamente il suo piano furono l’arrivo in Torino della brigata Alessandria, e l’avvenimento del 1° di aprile in ispecie che gli tolse ogni via di trar partito da sue secrete intelligenze colla cittadella.