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residenza, per giudicio de’ periti, diveniva di giorno in giorno meno sicura, e reclamava pronto ristauro.

» L’Assemblea si trasferì dunque domenica alla sua stabile sede, ancorché fatta segno e bersaglio alle palle francesi che pur questa mane offesero le case vicine e sfiorarono lo scalone. Come gli antichi padri, noi staremo aspettando colà fermi al nostro posto l’esito della pugna. Là cominciammo a discutere, al tuono delle artiglierie francesi, le nostre leggi: là mostreremo ai repubblicani di Francia lo spettacolo d’un’Assemblea, la quale non ha che uno spirito, non ha che un voto, e non passa all’ordine del giorno quando si tratta della salute della patria e dell’onor nazionale.»1

Dal 17 al 18 si fece progredire il lavoro della 3ª parallela, fu incominciata la costruzione della batteria n° 9 contro la faccia sinistra del bastione 7, e principiata parimenti la costruzione sullo spianato grande della villa Corsini della batteria n° 10 destinata a contro-battere direttamente la fronte della porta san Pancrazio.2

Fra i Romani che difesero Roma, oltre una lista di 93 individui appartenenti tutti alla guardia nazionale dei vari rioni, la quale venne sottoscritta dal capitano del terzo Oreste Regnoli, e che può leggersi nel Monitore del 13,3 altra lista di 34 uomini ne pubblicò il maggiore Corsetti del settimo (Regola). Questi ultimi avevano realmente e coraggiosamente difeso Roma ai bastioni sotto il comando del tenente Bolasco.4 Nel totale però queste due note non ci danno che centoventisette individui, che sopra ottomila di cui era composta la guardia nazionale, ne rappresentano la sessantatreesima parte soltanto. Dunque di sessantatre parti della guardia nazionale sessantadue guardaron le proprie case e fecero il servizio del quartiere, ed una parte

  1. Vedi Monitore del 19 giugno, pag. 604.
  2. Vedi Vaillant, pag. 87, 88 e 89. — Vedi Atlante dell’assedio ec., pag. 3.
  3. Vedi Monitore del 13 giugno, pag. 578.
  4. Vedi detto, pag. 598 e 599.