Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/603


della rivoluzione di roma 599

la sortita dei Romani produsse una qualche emozione, e che anche i lavoranti si misero a rispondere al loro fuoco. Altro uragano danneggiò i lavori dei Francesi.1 Nella notte eran giunti alcuni battaglioni per prender parte alla guerra. La legione romana, comandata dal Masi, era rientrata nella mattina.2

Dal 9 al 10 furon continuati per parte de Francesi i lavori di trincea, e si fece la traccia di una piazza d’armi appoggiantesi a villa Corsini. La batteria n° 4 era quasi armata, e sul ripiano di villa Corsini s’incominciò la costruzione di una batteria.3

Lo stesso giorno 10 fece il suo ingresso in Roma il generale Arcioni lombardo colla sua legione reduce dall’Ascolano. Erano fra i suoi legionari anche de’ giovinetti, in tutto 617 uomini. Il Monitore l’annunziò per 700. L’Arcioni, il quale già trovavasi in Roma fin dal marzo alla testa della legione degli emigrati, ne era partito il 5 maggio per recarsi a battere gl’insorti nella provincia di Ascoli.4

I Francesi, in proseguimento dei loro lavori di assedio regolare, e volendo stringere Roma e toglierle i soccorsi dei paesi circonvicini, spedirono il capitano Ragon con un distaccamento di zappatori ed un battaglione del 13º sull’ Aniene, per tagliare i tre ponti Salario, Nomentano e Mammolo.5 Non pensarono però a tagliare anche il ponte Lucano, in prossimità di Tivoli, e quindi ne risultò che non raggiunsero completamente l’intento d’isolare Roma. Mediante il ponte Lucano mantennersi non interrotte le comunicazioni con la Toscana e con Ancona, e salvo un giro più lungo, il servizio postale da quel giorno in poi si fece passando per ponte Lucano, fino al termine dell’assedio.


  1. Vedi Vaillant, pag. 61.
  2. Vedi Monitore, pag. 564.
  3. Vedi l’Atlante generale dell’assedio ec.
  4. Vedi Monitore, pag. 568. Torre, vol. II, pag. 217.
  5. Vedi Vaillant, pag. 63.