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tito il vicario, restato era fra noi il Principale, e quindi, esser preferibile la benedizione di Cristo in Sagramento a quella di un uomo che ne facesse le veci.

Ci lasciò il triumvirato un documento importante di questa solenne impostura in quell’articolo che il 9 di aprile venne inserito nel Monitore sotto il titolo di Novum Pascha, e che così era concepito:

«Cristo è risorto anche quest’anno a Roma, dove fu collocata la pietra angolare della sua Chiesa. Il Verbo, Salvatore dell’anime umane, ha vinto anche quest’anno le potenze delle tenebre, e scoperchiato il sepolcro suggellato dalla tirannide. Il popolo cristiano ama questa festa fra tutte, perchè è la festa della libertà. I nostri padri scolpirono questa sacra parola (libertas) sotto l’immagine di Cristo risorto, nel secondo altare delle cattedrali di Lucca e di Pisa, quasi preludendo al nostro simbolo: Dio e popolo: simbolo che non sarà completo, se prima non è sciolta ogni catena; se prima non è liberata ogni anima umana dalla moltiplice servitù che l’opprime.

» Quanto più il popolo si sentirà sollevato dalle secolari miserie e dalla trista eredità del servaggio, tanto celebrerà con maggiore affetto la Pasqua, istituita dapprima, quando fu scosso il giogo di Faraone; e santificata dal Salvatore del mondo, nel gran passaggio che fece l’umanità, chiamata dal simbolo al vero, dal culto della materia a quello dello spirito, dalla legge dell’odio a quella dell’amore.

» San Pietro aperse anche quest’anno la sua magnifica cattedrale al popolo di Roma. I Triumviri, i rappresentanti del popolo, il corpo diplomatico degli stati amici, i vari magistrati e ufficiali del municipio e della Repubblica, la guardia nazionale, la milizia di ogni arma assistevano alla messa solenne dell’Alleluja. Alla musica sacra della cappella s’alternavano i suoni nazionali delle