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e sotto il 28 emise il suo schema o progetto di federazione ove all’articolo 4.° si diceva «che l’assemblea costituente promulgherà una legge elettorale comune.»1

Si ricorderanno i nostri lettori che anche il presidente Manin la proponeva invece in Venezia al Leopardi, forse per darle un colore un po’ più repubblicano; ma il Montanelli intanto ne aveva proclamata una fin dall’8 di ottobre in Livorno, d’indole essenzialmente democratica, e questa ebbe su tutte le altre la prevalenza e formò la Costituente normale dei popoli italiani. Il congresso di Torino (di arcadica innocenza secondo il Farini) fu quello in cui convenner da Roma quei semplicioni descritti nel capitolo XVIII del secondo volume, i quali, ritornati dal Piemonte, soffermaronsi in Toscana ove sembra che entrassero nelle viste del Montanelli, promettessero di far prevalere la sua Costituente e, posti tutti gli altri progetti in disparte, quello solo del professore di Pisa intendessero di far attuare. Di esso soltanto difatti in Roma parlavasi, esso solo magnifìcavasi come un capo d’opera di senno politico; e nella riunione del circolo popolare del 15 novembre da noi già memorata, quel popolano che proponeva ministri, e distribuiva portafogli, quale se non la Costituente del Montanelli ad alta voce proponeva e magnificava? Ed era voce da farsi intendere perchè ne vedemmo gli effetti! ....

Egli è dunque incontestabile che dopo gli abboccamenti degli agitatori toscani con quelli che pretendevano di rappresentare Roma, videsi da questi propugnarsene unguibus et rostro l’attuazione; e mentre due mesi prima niuno pariavane affatto, nel novembre se ne parlava da molti. Si noti però che quando diciamo o molti o moltissimi o tutti, ciò è sempre relativo, ed intendiamo riferirlo a quelli che o in buona fede o per appartenenze a consorterie po-

  1. Vedi Gazzetta di Bologna dell’8 novembre 1848.