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nistro Saffi del 20, col quale riprovava l’accaduto. Esso diceva cosi:


» Repubblica Romana

» in nome di dio e del popolo


» Militi della guardia nazionale di Roma!

» Mentre il governo procedeva energicamente contro i pochi traviati, che cogl’impeti incivili delle loro passioni, turbando l’ordine e mettendosi innanzi alle leggi della Repubblica, ne offendono la dignità; una protesta generosa uscita dai vostri battaglioni, veniva a confortarci nella nostra amarezza; perocchè amarissima cosa è per noi il vedere da alcuni mal compresa la santa idea di libertà, e l’essere costretti a biasimare e punire la colpa, là dove non vorremmo che applaudire e premiare la virtù cittadina.

«Voi avete protestato sdegnosamente contro l’insulto fatto alla nazionale milizia dal piccolo numero di coloro, che insigniti dell’uniforme della medesima, sogliono mescolarsi ai tumulti di piazza, e convertire in insegna d’inquietezze e di scandali la divisa dell’ordine civile e della pubblica sicurtà, come è avvenuto in alcune arbitrarie inquisizioni, e violazioni della libertà individuale, e come l’altra notte avvenne sotto il palazzo Farnese.

» Militi cittadini! Questo magnanimo sdegno sta bene in petti romani. La devozione alle patrie leggi e la severa osservanza alla disciplina fecero onnipotente l’antica Roma nelle sue conquiste guerriere. Queste medesime virtù, poste a guardia del nuovo concetto di libertà e di giustizia universale, che voi siete tenuti a compiere sopra la terra, vi renderanno onnipotenti nelle morali conquiste, a cui la Provvidenza vi chiama.

» I moti violenti, i tumulti popolari, le romorose manifestazioni politiche, possono avere, o cittadini, motivo e significato in quelle forme di governo, le quali rile-