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si distaccasse dalla fusione e si ricostituisse in repubblica; come si formasse il piano di sostituire alla guerra regia la guerra dei popoli; come fin dal 28 di agosto il circolo romano desse la prima mossa, inviando una circolare a tutti i circoli italiani per invitarli a collegarsi strettamente fra loro; e come fossero i circoli effettivamente che iniziarono e promossero il movimento e spinsero Roma a proclamare la Costituente.

Riportammo perfino gl’indirizzi dei circoli di Firenze, di Pisa, di Ancona e di Bologna, ed infine la risoluzione di tutti i circoli delle Romagne adunatisi in Forlì il 13 dicembre.

La intromissione pertanto o la intrusione dei circoli, e la loro onnipotenza fu tale, che tutti gli stati, tutti i governi, ne furono in un subito atterriti, ed i circoli non legalmente ma effettivamente governarono gli stati e dominarono i governi.

Qual meraviglia pertanto se, a ciò tendendo gli sforzi riuniti e compatti di questo esercito di circoli ch’era già divenuto formidabile, ottenesse l’intento dandoci per rappresentanti del popolo quegl’individui che già volevansi, che furono eletti, e che diressero la cosa pubblica? L’operosità, l’astuzia e l’unione nei repubblicani furono somme, ma la verità e la buona fede in quel meccanismo di frodi e d’inganni furon lasciate, siccome un fuor d’opera, in disparte.

Per tal guisa trionfarono le idee ed i consigli del Mazzini, e quelle del Mamiani subirono la più solenne sconfìtta. Ed è questo il compito ordinario delle moderne rivoluzioni. Uno incomincia, l’altro finisce; uno semina, l’altro raccoglie; uno corre al pallio, l’altro gli strappa dalle mani la palma del trionfo.

Mamiani ottenne l’onore del trionfo quando, giunto appena in Roma nel settembre 1847, vide a’ suoi piedi nel banchetto datogli al casino detto il Vascello, tutti i politici di parte mezzana. Promulgatasi in Roma la costituzione, aperse scuola di costituzionalismo e compose il suo pro-