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rienza non sarà fatto vittima non solo, ma ludibrio e scherno dell’altrui malizia.

Riportandoci indietro di qualche giorno nell’esame delle disposizioni governative o delle stampe che pubblicavansi, noi rinveniamo che Quantunque il papa stesse sempre per la pace, e che questa inculcasse -ai sudditi negli scritti, questa ripetesse a voce, tuttavia le misure ch’emanavano da chi guidava il movimento, ed in ispecie dai capi del governo, non ispiravan che guerra.

Si narravano in tutti gli scritti e si esaltavan le prodezze dei generali Durando e Ferrari ceduti dal Piemonte al governo pontificio, ed eran trattati con gioviali banchetti. Annunziavasi con gioia, come se il governo pontificio dovesse battersi, l’arrivo in Civitavecchia di dodicimila fucili1; divulgavasi in sul finire di febbraio mediante un cartello affisso per le vie di Roma, che pel 4 marzo giunti sarebbero in detto porto i due cannoni inviati in Roma dalle signore genovesi;2 e come eccitamento per coloro cui fosse riuscito grave l’odore della polvere da cannone, si fece appello alla interposizione del bel sesso. Questo solo mancava a compiere l’anormalità di quei tempi. Si era cercato di far divenire bellicoso il papa, il quale è e dev’essere per eccellenza il principe amatore della pace e dell1 ordine a preferenza di ogni altro monarca. Non restava a vedere se non che le donne, le quali destinate dalla natura a mantenere la specie, son pure chiamate a lenire ed abbonacciare la umana ferocia, si convertissero in provocatrici di battaglie e di strage; e questo pure videsi nell’anno 1848, e fu il ritrovato della rivoluzione italiana.

Ed affinchè venga escluso il sospetto di esagerazione nelle nostre parole, ci troviamo costretti di accennare i documenti che li corroborano. E fra questi svolgendo le carte

  1. Vedi la Gazzetta di Roma del 28 febbraio 1S18.
  2. Vedi la Pallade del 29, num. 180 quarta pagina.