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della lettera del papa all’imperatore, che prima la pubblicarono i giornali e poi ebbe il suo corso regolare.

Eran queste tali cose che in quei tempi occorrevano: e giova pur rammentare che entrambi i governi pontificio ed austriaco versavano in condizioni identiche, ma l’austriaco forse anche peggiori, perchè l’imperatore e tutta la sua corte aveano riparato ad Innspruck, mentre quei di Roma occupava tuttavia il suo seggio al Quirinale.

Venendo ora a parlare del Consiglio dei deputati, diremo che la seduta che si tenne il giorno 27 fu notevole per la discussione apertasi sull’indirizzo del Consiglio stesso in risposta a quello del Santo Padre, che modernamente direbbesi della corona.

Il deputato Orioli propose il suo ammendamento pregiudiziale. Incontrò opposizione nel Mayer, il quale accusò l’Orioli d’insinuare sospetti di disaccordo, che secondo la sua opinione, non esisteva affatto. Trattò in somma l’Orioli da maldicente. Sforzato l’Orioli a discolparsi, prese la parola, e proruppe in questa sentenza:

» E bene. Io toglierò questi veli dal primo sino all’ultimo, e parlerò francamente come non avrei voluto, innanzi ai signori ministri che rappresentano il governo, che rappresentano il potere esecutivo. Essi hanno iniziato fra noi una politica di separazione

Pronunziò allora il discorso che può leggersi in sommario; ciò non ostante il suo emendamento venne rigettato.1

Si lesse il detto giorno nel giornale officiale che il Santo Padre non accettava la rinunzia di monsignor Muzzarelli presidente dell’Alto Consiglio. Detta rinunzia si disse provocata da un acerbo rimprovero fattogli dal Santo Padre, qualificandolo da cervello poco men che balzano. Ripetiamo si disse.2


  1. Vedi il Sommario n. 24. — Vedi il Supplemento della Gazzetta di Roma del 27 giugno, n. 119.
  2. Vedi la detta Gazzetta del 27 giugno.