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Ma eran troppe le cose che distoglievano. Le discussioni dei circoli, il profluvio delle stampe volanti, i bollettini della guerra che impegnavan tutti a leggere e dissertare, i comitati di guerra che costringevano a fare qualche eosa, il servizio più gravoso della guardia civica stante la partenza di molti militi regolari, i torbidi di Napoli del maggio che attraevano massimamente l’attenzione pubblica, e molte altre cose agivano sì fortemente sullo spirito dei Romani, che non facevano trovar loro nè calma nè riposo. Da ciò derivava che poca o niuna attenzione riponevano nei procedimenti delle nuova vita pubblica, ossia per l’apertura dei Consigli che nel prossimo giugno doveva aver luogo.

Intanto il governo napolitano aveva spiegato la sua politica nazionale italiana con suo proclama del 7, ed il giorno 12 di maggio si conobbe in Roma un atto che non lasciava dubbio veruno sulla partecipazione di quello stato alla guerra contro l’Austria, leggendosi la dichiarazione del governo napolitano nella Gazzetta di Roma del detto giorno, dalla quale vogliamo estrarre le parole seguenti:


«Dichiarazione del Ministero.


» Napoli 10 maggio.


» Il governo, fedele al programma del 3 aprile ed al proclama del 7, continuerà sempre risolutamente la sua politica.

» Mentre le truppe sbarcate in Ancona, e le altre inviate già per la via di terra, marciano senza interruzione verso il teatro della guerra, per cooperare degnamente e potentemente alla sua soluzione ne’piani di Lombardia, ordini efficaci sono stati spiccati alla squadra, che ora si trova in Ancona, perchè si rechi subito in cro-