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Riunitisi pertanto il 3 di maggio il senato ed il Consiglio di Roma, fu decretato il seguente


Indirizzo a Suà Santità.


«Beatissimo Padre,

»Altre volte accoglieste con benignità il romano senato all orchè adempiva al dovere che Voi gl’imponeste, di esporvi lealmente i voti dei cittadini. Non vi sarà oggi molesto sa nella gravezza delle attuali circostanze, e fra le agitazioni del popolo, prostrasi innanzi a Voi per confermarvi in iscritto, colla stessa lealtà, i motivi di tali agitazioni ed il convicimento comune dei Romani, quale nei passati giorni stimò opportuno farvi noto con particolari discorsi.

»L’affetto, la riverenza di tutti verso la sacra persona di vostra Santità era non più un dovere, ma un bisogno per gustare ogni allegrezza, per alleviare la tristezza di ogni infortunio. E se pubblica calamità ne sovrastasse, non altro pensiero angustiava i vostri sudditi, tranne quello che a Voi potesse venirne afflizione. Il perchè l’attentato degli Austriaci di occupare militarmente Ferrara, ed il rammarico che Voi provaste per tale violenza, eccitò nei vostri sudditi così profonda indignazione, che se poterono per vostra opera frenarsene i momentanei effetti, non ne fu però estinta la memoria e l’ardore. E poiché l’attentato mirava ad impedire i miglioramenti che Voi stimaste opportuni al vantaggio dei vostri popoli, dovea necessariamente derivarne sdegno agli altri popoli d’Italia, ed a quelli specialmente che gemevano sotto il dominio austriaco, e vedeano tolta loro anche la speranza di ottenere ciò che reclamava il bisogno universale e la conservazione della umana dignità. In tal guisa i popoli d’Italia sentirono tutti in un punto il medesimo impulso, e la necessità