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«Animo! La Sicilia è con noi, Metternioh piuttosto che venire avanti tornerà indietro. Carlo Alberto difende le porte d’Italia, e la repubblica gloriosamente trionfante di’là dall’Alpi dimanda gentilmente il permesso di soccorrerci quando non credessimo di bastare a noi stessi.»1

Nella sera del 10 marza che fu un giorno di massimo allarme, si volle tenere in casa del principe Torlonia un congresso di tutti i negozianti che costituivano la camera ed il tribunale di commercio, per porre mente ai mezzi conducenti allo scopo di rianimare la fiducia, e prevenire una rovina imminente nelle transazioni sociali. Si dissero in detta riunione molte cose, si proposero vari temperamenti e perfino quello di dovere sborsare ognuno mille scudi per aiutar la banca. Tutte cose facilissime a dirsi, difficilissime a realizzarsi: ma la conclusione fu pressochè nulla, e tutto si risolvette nel pubblicare un foglietto in istampa che diceva press’a poco così:

«I sottoscritti pieni di fiducia nella banca e desiderosi di sostenerla, dichiarano esser pronti per ora a ricevere in pagamento i suoi biglietti.

» Roma 10 marzo 1848.»

La dichiarazione sovraccennata venne sottoscritta da cinquantanove individui fra i quali il principe Torlonia, Carlo Kolb, Daniele Beretta e compagni, Macbean e compagni, Plowden, Cholmeley e compagni, Righetti e compagni, duca Massimo, fratelli Cortesi etc.2

Altro foglio fu pure pubblicato lo stesso giorno che diceva come appresso:

Banca Romana.


«Un timor panico, irragionevole, e nocivo al commerciò si è propagato per la città dopo gli ultimi avvenimenti di Francia. Sembra che il nemico stia alle porte,

  1. Vedi la Pallade del 10 marzo 1848.
  2. Vedi il IV vol. Documenti, n. 64.