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loro avrebbe fatta. Mi vi recai in sua compagnia, vidi distribuire un paolo o un paolo e mezzo a ciascuno di quei mascalzoni che saranno stati un centinaio circa, ma la predica ancora l’attendo. Essi per verità non li ritrovai affatto d’indole riottosa e manesca; l’aspetto loro era tutt’altro che truce, ed i lor sembianti parean piuttosto come di gente invitata a recitare la parte di scioperati per buscarsi qualche baiocco, lasciandosi guidare dai capi.

Dopo di ciò si licenziaron tutti per rendersi alle case loro, nè mai più si videro in seguito di queste farse socialistiche per ispaventare i pacifici abitanti colla minaccia di volere pane e lavoro.

Nacque però in molti fin d’allora il sospetto, che fosse tutto ciò come suol dirsi una parte accordata, e che la rivoluzione stessa ne fosse stata l’istigatrice, o per lo meno alcuni dei suoi settatori: si disse ch’ella volesse profittare della occasione per farsi bella e attribuirsi la parte graziosa, e intanto addossarne, al solito, al partito contrario la colpa e gli eccitamenti; e si divulgò perfino un foglietto per insinuarne il sospetto, dando alle cose una interpetrazione tutt’altro che colla verità consonante. Eccone il tenore:

«Il direttore di polizia, l’avvocato Galletti ha spiegato quest’oggi un’attività degna di ogni elogio. Secondato dalla guardia civica accorsa armata nei quartieri ha potuto sventare le trame di pochi facinorosi, gente tutta della infima classe della plebe, e per la maggior parte colpevole di furti e latrocini. Molti sono già in arresto: quasi tutti erano armati o di stili o di pistole.

» Quali fossero le loro perverse intenzioni, da qual mano segreta siano stati mossi, da qual parte sieno venuti i danari ch’essi avevano, conosceremo fra giorni. Noi speriamo che la polizia giungerà a scoprire il filo di questa trama infernale che domanda l’aiuto di gente venduta ad ogni delitto, e priva d’ogni pudore, per eccitare disordini.