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16 storia

Fu allora che nel circolo romano si discusse e si compilò un indirizzo, il quale venne recato il 10 da una deputazione del circolo stesso alla Consulta di stato.1

Questo indirizzo redatto in nome del popolo romano e stampato come suol dirsi alla macchia in pessimo carattere, avea per iscopo di chiedere armi, armamento ed officiali esperimentati per ammaestrare le soldatesche, non che di dimandare altri apparecchi guerreschi, quasi che il governo pontificio fosse costretto a porsi in istato di guerra.

Riportiamo il detto indirizzo in sommario, e i nostri lettori possono rinvenirlo per intiero nella storia del Farini.2

Ci presenta il medesimo da principio a fine una catilinaria contro l’Austria, ed in ispecial modo contro le barbarie e le prepotenze di recente commesse dall’austriaco governo, e chiudesi con una caldissima perorazione, foggiata alla guisa di quelle del greco Tirteo, per chiamare enfaticamente il popolo alle armi.

Certamente chi lo considera ora con mente riposata, dovrà pur convenire che ciò che in allora chiamavasi un capo d’opera, ora sente d’insensatezza a tal segno da fare sbalordire come mai atti simili si elaborasser nelle sale del circolo, come una deputazione li presentasse, e come i consultori da senno accogliessero siffatte dimando. E ciò nello stato pontificio non solo, ma in Roma, e regnante un papa che a voce e in iscritto, sia come sovrano, sia come pontefice, cogli atti pubblici sotto forma di editti, notificazioni, circolari di segreteria di stato, encicliche ed allocuzioni, in tutti gli atti finalmente esprimenti la sua volontà, erasi sempre mostrato contrario alle armi, alla guerra, allo spargimento del sangue.


  1. Vedi il giornale la Speranza del 15 gennaio 1848.
  2. Vedi il sommario n. 13. — La Pallade del 17 — la Speranza del 15 e il Documento n. 6 del IV vol. Documenti.