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venne condannato dal pubblico tribunale a cinque anni di carcere.

Subì il Paradisi un anno di reclusione, e poscia uscì dal carcere, implorato il perdono dal principe il quale, lungi dal nutrire alcun rancore contro di lui, annuì che, permettendolo il governo, fosse restituito alla sua famiglia passeggiasse libero le vie di Roma.

Furon pubblicati in tale occasione articoli di giornale, una biografia del Paradisi, alcuni foglietti pro e contra, due difese dell’amministrazione del Torlonia, una delle quali scritta da Pietro Ruiz, e l’altra dal cavalier Fortunato Lanci; furono inserite nei giornali prima la ritrattazione del Paradisi, e quindi la sentenza del tribunal criminale: tutte le quali cose, senza protrarre più a lungo questo schifoso episodio delle nostre storie, potranno leggersi fra i nostri documenti.1

Non vogliam chiudere il presente capitolo senza dire due parole in difesa del cardinal Ferretti alla cui sorpresa buona fede si dovette in gran parte questo scandaloso avvenimento.

Il cardinal Ferretti aveva la disgrazia di essere fratello del conte Pietro, ed il conte Pietro aveva quella di trovarsi impaniato nella rivoluzione. Ci racconta il Farini che fu ad istanza del conte Pietro Ferretti che potè ottenersi la erezione del circolo popolare.2 Dunque conte Pietro Ferretti e circolo popolare eran la stessa cosa. E siccome il Paradisi venne nominato all’officio sindacatorio dal cardinal Ferretti, il quale specchiatissimo uomo com’egli era, non è a presumersi che avesse la minima tenerezza pel Paradisi, così la illazione più plausibile si è che la sua elezione fosse tutta farina del conte Pietro, e del circolo popolare. E che il circolo popolare prendesse una parte vivissima pel Paradisi ci costa personalmente, perchè a noi lo disse risentitamente lo stesso Ster-

  1. Vedi Documenti. vol. II, dal n. 99 al n. 111.
  2. Vedi Farini, lo Stato romano, Firenze 1853 vol. I, pag. 276.