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Crediamo pure opportuno di trascrivere un articolo che la Pallade pubblicò il giorno 28, estraendolo dal giornale inglese il Times, sulla missione di lord Minto in Roma il quale schiarirà meglio ciò che sarem per dire in seguito su questa missione.1

«La legge che vietava alla Inghilterra di avere relazioni dirette e diplomatiche colla Santa Sede, sarà probabilmente abolita nella prossima adunanza del parlamento. Ecco come si esprime il Times del 15 settembre a questo proposito. — Da lungo tempo coloro che hanno tenuto dietro all’andamento della politica italiana, avevano presentito che le circostanze affrettavano l’ordinamento delle nostre relazioni diplomatiche colla corte di Roma. Il conte di Minto andrà a Roma passando per Torino; e sebbene non autorizzato da alcuna credenziale, sebbene non investito del carattere formale di rappresentante, potrà colla sua presenza alla corte pontificia agevolare delle comunicazioni indirette fra due stati che si sono ostinati a tener chiuse le vie ordinarie di una comunicazione necessaria. La posizione e la parentela di Sua Signoria saranno una immediata e bastante guarentigia della sua responsabilità, e le somministreranno una parte di quell’autorità, che non è ancora permesso delegarle, mentre la sua conosciuta attitudine per tale missione ci assicura che gl’interessi e l’onore dell’Inghilterra saranno salvi fra le sue mani.... Quando si adunerà il parlamento, la lettura della legge potrà essere messa in armonia con lo spirito del secolo, e poichè avremo riconosciuto resistenza politica di una potenza a cui attualmente sono volte le simpatie di una metà della popolazione del nostro regno, lord Minto potrà essere francamente investito di un titolo adattato alle sue funzioni.»

Questo fu l’articolo precursore della venuta di lord Minto, di cui parleremo nel capitolo XX.


  1. Vedi la Pallade, n. 70.