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della popolazione fu considerato come il voto universale del popolo bolognese, e venne imposta ai novantanove centesimi degli abitanti che rimasero in silenzio.

Per far conoscere poi chi fosse il Filopanti, che sottoscrisse l’atto e che figurò come presidente del circolo popolare, rammenteremo ch’esso teneva la cattedra di matematica applicata nella università di Bologna, che in seguito venne eletto come uno dei membri della Costituente in Roma, che fu quegli che formulò il decreto della decadenza del papato dal governo degli stati romani la notte del 9 febbraio 1849, e quello stesso che tre mesi dopo, mentre il 5 maggio facevasi la restituzione dei prigionieri francesi, fattili inginocchiare sulla piazza di san Pietro, disse: «preghiamo insieme l’Onnipotente per la liberazione di tutti i popoli dalle catene della tirannia, e per la fraternità universale

Questo saggio ci basta per dare una idea della grande importanza ed influenza non solo, ma della pressura potremmo dire tirannica, ch’esercitarono i circoli delle Provincie. Il parlarne più a lungo ci menerebbe tropp’oltre, ed i lettori potranno immaginare il resto.

Sottoporremo bensì in fine del presente capitolo i nomi dei circoli delle provincie che conoscemmo, e le indicazioni degli atti stampati, dei proclami e degl’indirizzi che pubblicarono, e che come vennero affissi al pubblico nel loro formato originale, abbiamo riuniti in un volume speciale in foglio atlantico, che chiunque voglia potrà consultare.

Dopo quanto abbiamo discorso sui circoli di Roma e delle Provincie dello stato pontificio, di leggieri comprenderà ognuno com’essi formavano una specie di rete che avviluppava tutto lo stato, le cui fila convergevano a Roma, ma collegavansi pure con quelle degli stati limitrofi; cosicché può dirsi francamente e veridicamente, che mentre permanevano intatti i governi italiani, il mal seme dei circoli avea fruttificato siffattamente, che simile a molesta gramigna il suolo italico teneva ingombro ed infestato.