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settima ripete, in iscala minore, tutto il Mediterraneo colle regioni adiacenti, il Mar Nero, e parte dell’Oceano sino alle regioni più boreali; — l’ottava è il Planisfero del quale abbiamo precedentemente trattato; — la nona, infine, è il Mappamondo, secondo Tolomeo, dipinto a varii colori, colla indicazione dei paralleli e dei meridiani.

Di Andrea Bianco si conserva nella Biblioteca Ambrosiana di Milano una grande carta composta a Londra nell’anno 1448. Essa è specialmente importante per il disegno delle coste occidentali d’Africa, le quali si estendono, al di là del Capo Bojador, sino al Capo Verde ed al Capo Rosso. Molto esattamente il Capo Bianco (Cabo Biancho) occupa l’estremità di una penisola diretta a sud-ovest, a partire dalla quale si notano sino al Cabo de S. Jacobo (odierno Capo Timris) numerose e piccole isole fiancheggiate ad occidente da estesi banchi di sabbia. Si ha adunque in questa carta una rappresentazione grafica delle scoperte dei Portoghesi lungo la costa occidentale d’Africa durante il periodo, più sopra esaminato, che corre dal 1436 al 1447.

Di un anno anteriore alla carta del Bianco è il planisfero dell’anno 1447, il quale si conserva nella Biblioteca Palatina di Firenze, ed è sicuramente di autore genovese. La sua forma è quella di una ellisse col grande asse lungo m. 0,75 e il piccolo asse lungo m. 0,37. L’autore si dimostra seguace, in molti punti, della Geografia di Tolomeo: così, ad esempio, nelle parti che si rapportano all’India citra et ultra Gangem, nella rappresentazione del Nilo e nei contorni esterni dell’Africa e dell’Asia meridionale. Affatto indeterminati sono i contorni dell’Africa a mezzogiorno del Capo Bojador: il continente termina all’incirca verso l’equatore con una linea arcuata. Due golfi vi penetrano da oriente e da occidente: nell’occidentale si trova

    marca e molti altri paesi. È pertanto probabile che la parola stokafixa, nella carta del Bianco, non sia posta per indicare alcun’isola particolare ma, secondo il costume del Medio Evo, tenda solamente ad incorporare le meraviglie di quella parte del mondo. Vedi Desborough Cooley, Op. cit., I, pag. 303.