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la quale si innalza alla imboccatura del golfo Persico, ad una distanza di almeno 1800 chilometri da Bagdad — bene corrispondente alle 18 giornate di cui nel Testo — è forza conchiudere che Marco non avesse esatta notizia del golfo Persico, e considerasse questo addentramento dell’Oceano Indiano come un prolungamento, e, direi quasi, una espansione dei fiumi Eufrate e Tigri che vi mettono foce.

Egregiamente indicata è la configurazione del paese a scalee o a terrazzi che si estende dall’interno dell’altipiano iranico alle rive dell’Oceano, come bene si scorge dalla descrizione del viaggio dal regno di Crema o Chiermain (Kerman) alle spiaggie di Ormus o Cormos. Così, dopo aver parlato di una montagna che si innalza a sette giornate da Kerman, il Polo dice che alla discesa della detta montagna vi ha un bel piano, molto cavo, con molte città e castella, il quale ha, da settentrione a mezzodì, una larghezza corrispondente a cinque giornate di viaggio; che al di là di questo piano è un’altra china o discesa larga 20 miglia, la quale termina ad una seconda pianura o piattaforma molto bella, detta pianura di Formosa, e larga due giornate sino alle rive dell’Oceano, ove è una città con porto che ha nome Cormos1. Più esattamente è detto nel Testo Ramusiano, che alla fine si giunge al Mare Oceano, dove sopra un’isola vicina vi è una città chiamata Ormus2, della quale Marco rileva poi la grande importanza commerciale, giacchè colà «vengono d’India per navi tutte ispezierie, e drappi d’oro e denti di leonfanti e altre mercatanzie assai, e quindi le portano i mercatanti per tutto il mondo»3.

Il viaggio da Kirman al bacino dell’Amudaria offre occasione al Polo di descrivere abbastanza minutamente la regione deserta, qua e là sparsa di ricche e ben popolate oasi, che forma uno dei principali caratteri dell’altipiano iranico, e di parlare


  1. Cap. XXV-XXVII
  2. Cap. XVI del Testo Ramusiano
  3. Cap. XXVII del Testo Magliabechiano; XVI del T. Ramusiano