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libro quarto 317

che, intenebrati gli occhi del corpo, guarda con quelli della mente alla cara patria, che fin qui tanto virilmente difendeste. Udite le parole di un vecchio, che sa del passato. Deh! non lasciate in balia del nemico questa città vergine di tedesco servaggio. Quante volte non fu essa tentata dagl’Imperadori, e questi se ne dovettero ritrarre senza frutto e con molto loro scorno? Io vidi il potentissimo Re Lotario con numeroso esercito a queste mura minacciare, ed andarsene vergognosamente fallito. Che? invitti da regie ed imperiali milizie, ci darem vinti alle chericali masnade di un Arcivescovo? Ci rassicura forse la buona fede degl’imperiali tanto da gittarci nelle loro braccia ed aspettarvi l’osservanza de’ patti? Povera Milano! miserabili Lombardi, che si affidarono al fellone straniero! Io ho toccato la lunga e non mai fallita esperienza dell’impossibile innesto di animo italiano e tedesco. Ripigliate le armi; spedite attorno oratori per un esercito, che ci soccorra. Ed ove non avanzi speranza di aiuto, gittato il tesoro in fondo al mare, prorompiamo con ultimo sforzo sul nemico, seppelliamo ne’ nostri petti la patria pura ed immacolata di servaggio».

Le parole del vecchio confortarono mirabilmente gli Anconitani, e con comune sentenza deliberarono morire, anzichè rendersi al Tedesco. Furono spediti fuori secondo il consiglio del vecchio tre gentiluomini Anconitani con molta quantità di oro per assoldare milizie; i quali tanto bene si schermirono dalle navi venete, che senza molestia le barche che li portavano presero il largo. Combattere col ferro alla mano sarebbe stato poco per que’ valorosi, terribile pruova era il sostenere una fame, che un dì più che l’altro incrudiva. E dentro consumato ogni cibo da uomo, si gittarono a mangiare ogni più sozza cosa, meno per satisfare al naturale appetito che per ingannarlo. L’alga del mare, cuoi ammolliti nell’acqua, e schifosissime bestie erano le sole vivande che avanzavano. Ma come mancava il naturale alimento ai corpi, cresceva quello dello spirito, alla vita del