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le poneva in pensiero per la visita di che le avrebbe onorate Federigo. Erano ad un tempo gelose della loro libertà, invidiose di Milano: provvidero. Pavia e Cremona lungamente esercitate negli odi contro la medesima spedirono Legati a Federigo colle mani piene a chinarlo in loro favore, a crescergli il furore contro i Milanesi. Se ne stavano i Lodigiani per timore: ma quel Gugliemo Marchese di Monferrato, un de’ pochi che erasi mantenuto indipendente dalla dominazione comunale delle città francate, e perciò nemico della loro libertà, si accostò ad essi profferendosi ministro appo il Tedesco a racconciare i loro affari senza far rumore cogli ambasciadori. Anche egli aveva paura di Milano. Andò in Germania recando a Federigo una chiave di pretto oro, di che lo presentava la città di Lodi. Trattandosi di queste esteriori mostre di ossequio, i Milanesi non vollero rimanere in dietro. Rimessi gl’iracondi spiriti, tanto terribili a Sicherio, pensarono ai casi proprî, provvedendo; non volendo a capo chino dare in quella tempesta che adunavano in Germania le città nemiche. Cercavano mansuefare l’animo di Federigo co’ regali: spedivangli oratori con una ricchissima coppa d’oro colma a ribocco di moneta. Ma quegli con regia superbia rifiutò il presente, sprezzò gli ossequî, si cacciò dinanzi i Legati, e con tutto l’animo intese al velenoso piatire di que’ di Pavia e di Cremona1. Spedì tosto messaggi per tutti gli stati di Germania e per l’Italia ai Vescovi, Abati e Baroni a tenersi in punto di guerra colle loro soldatesche pel dì di S. Michele, e seguirlo in Lombardia; e fece correre il bando di un gran parlamento da tenersi a Roncaglia2.

Mentre gl’Italiani oratori facevano quella miserabile vista al cospetto di un Re straniero, prorompevano in Italia le milanesi vendette contro Pavia. Raccolte le milizie coma-

  1. Otto Morena p. 971.
  2. Otto Frisig. lib. 2. c. 12. 15. p. 706. — Sir Raul. S. R. I. Tom. 6. p. 1175. — Ligurinus lib. 2. p. 24.