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gato come simbolo della terra promessa, ricordando i bei frutti che gl'inviati di Mosè portarono dal paese di Chanan, la terra, che per i cristiani simboleggiava il cielo e Gesù, secondo le parole che Giovanni mette in bocca al Salvatore: Io sono la vera vigna e mio padre il vignaiolo, aggiungendo poco dopo, Io sono la vigna e voi (gli apostoli) ne siete i rami (S. Giovanni XV).

Nell'altro bassorilievo due leoni hanno fra le zanne due cerbiatti, la Chiesa che annienta l'eresia, simbolo, che dopo il mille vedremo esplicarsi in quei poderosi leoni collocati alle porte delle cattedrali od a sostegno dei pulpiti medioevali.

Una bella fascia ornamentale, ricca ed in pari tempo elegantemente geniale, contorna la rappresentazione simbolica.

In questi due bassorilievi la decadenza scultoria è portata al più alto grado; s'incise il marmo invece di scolpirlo, si solcò la superficie invece di spezzarla in moltiplici piani. La figura di Daniele, rigido, stecchito fra i detti leoni disposti con uniformità bizantina, e quelle degli altri personaggi secondari. non potrebbero esser maggiormente scorrette di forma e di disegno. Esse non si staccano dal vivo dei piani con rotondità e rilievi, ma si stendono piatte, quasi che il marmo, invece d'esser scalpellato, sia lavorato, come il legno con la pialla.

La valentia dell'artefice non trovò altro sfogo se non nella fascia ornamentale, la quale è resa con vigore e preannunzia quella scultura decorativa dalle masse rilevate, dai fiori e dalle foglie distribuite, con vaghissimo senso d'arte, la quale due secoli appresso si svolse con fino magistero e con mirabile effetto scultorio.

Questi due bassorilievi, qualunque sia la destinazione avuta, hanno tali dimensioni da non poterli concepire in una chiesa di ristrette dimensioni.