Pagina:Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825 II.pdf/90

86 LIBRO SETTIMO — 1810.

viso aperto; molti scritti erudivano i governanti, atterrivano i feudatarii, sollevavano i popoli, creavano quella universale opinione che dee precedere alle riforme, e qui cito ad onore le opere del Filangieri, del Galanti, del Signorelli, del Delfico. Preso animo, le popolazioni richiamandosi di molte gravezze baronali, il re prescrisse che i magistrati ne giudicassero; e questi, come voleva giustizia e genio di tempo, diedero sentenze favorevoli alle comunità litiganti, esempio alle altre ed incitamento a nuove liti. Fra quali provvedimenti furono i pedaggi aboliti; il decreto che i feudi devoluti al fisco non mai più si dessero a vendita o dono con le condizioni feudali; il mero e misto imperio ristretto; la divisione delle terre soggette a servitù d’uso, Ma il governo non aveva in quel tempo nè mente, nè animo, nè potenza per abbattere sino al piede quel superbo edifizio; e però inchinando quando a’ bisogni, quando al favore, rivendeva le terre, non più invero con le qualità di feudo, ma con diritti tali a’ compratori, e tali servitù de’ popoli che la feudalità vi stava impressa; la stessa giurisdizione fu talvolta ne’ contratti novelli concessa o patteggiata, Ed indi a poco per le rivoluzioni di Francia sopraggiunto il sospetto, parve pericolo abbassare i nobili, rialzare il popolo; incolpando a quella istessa filosofia che percoteva la feudalità, la caduta de’ troni. Si arrestarono quindi le operazioni del governo, e la macchina feudale fu vicino a ricomporsi.

XXXV. Innanzi di rammentare i provvedimenti di Giuseppe, e narrar quelli di Gioacchino, tre gravi obbietti trattengono ancora un poco sulla considerazione del passato me ed il lettore. Qual fu la nobiltà tra le vicende de’ feudi? E quale il popolo? Che rimaneva delle cose feudali nel 1806?

La nobiltà naturale e più antica viene dall’armi e dal consiglio; chè gran titolo alla chiarezza ed al rispetto pubblico debb’essere lo spender la vita in difesa della patria, o mantenerne la grandezza col senno e con le opere della mente. La società corrotta aggiunse altre origini alla nobiltà; ma se dopo le armi e le magistrature si cercavano titoli alla distinzione, si trovavano meritamente negli scienziati ed artisti, che intanto rimasero, benchè notissimi, ignobili. Perciò nobiltà vera fu ne’ primi feudi, e vi si mantenne sino a tanto che feudatario e guerriero fu il nome istesso; ed erano militari le investiture; militari i doveri de’ baroni: e decadevasi da’ conceduti privilegi rifiutando il combattere; non decadevasi, benchè nemico del re, ma nemico armato; la cordardia era più schifata della nemicizia. E però nel regno di Napoli (senza parlar de’ tempi anteriori a’ Normanni) furono case nobilissime per le armi sino ai regni degli Aragonesi.

Derivando dalle armi la nobiltà ed il feudo, e dal feudo i titoli,