Pagina:Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825 II.pdf/275


LIBRO NONO — 1821. 271


In quanto al sistema che deve succedere all’attuale stato di cose, i sovrani mi han fatto conoscere il punto di vista in generale sotto cui essi riguardano tal quistione.

Essi considerano come un oggetto della più alta importanza per la sicurezza e tranquillità degli stati vicini al mio regno, per conseguenza della Europa intera, le misure che adotterò per dare al mio governo la stabilità della quale ha bisogno, senza voler restringere la mia libertà nella scelta di queste misure. Essi desiderano sinceramente che circondato degli uomini più probi e i più savii fra i miei sudditi, io consulti i veri e permanenti interessi de’ miei popoli; senza perdere di vista quel che esige il mantenimento della pace generale, e che risulti dalle mie sollecitudini e da’ miei sforzi un sistema di governo atto a garentire per sempre il riposo e la prosperità del mio regno; e tale da render sicuri nel tempo stesso gli altri stati d’Italia, togliendo tutti quei motivi d’inquietudine che gli ultimi avvenimenti del nostro paese avevano loro cagionato.

È mio desiderio, figlio carissimo, che voi diate alla presente lettera tutta la pubblicità che deve avere, affinchè nessuno possa ingannarsi sulla pericolosa situazione nella quale ci troviamo. Se questa lettera produce l’effetto che mi permettono di aspettarne tanto la coscienza delle mie paterne intenzioni, quanto la fiducia nei vostri lumi e nel retto giudizio e lealtà de miei popoli, toccherà a voi a mantenere frattanto l’ordine pubblico, finchè io e possa farvi conoscere la mia volontà in una maniera più esplicita per il riordinamento dell’amministrazione.

Di tutto cuore intanto vi abbraccio, e benedicendovi mi confermo

Vostro affezionatissimo padre

Ferdinando.»


XXIX. Gli ambasciatori russo, austriaco, prussiano che attendevano il ritorno in Napoli del duca del Gallo, per notificare al reggente le dichiarazioni del congresso, uniti in quel giorno medesimo recandosi alla reggia, presentarono le lettere de’ loro sovrani. Benchè tre gli ambasciatori, uno parlò; e delle tre lettere uno era il dettato, ad argomento di stretta concordia. Diceva che la rivoluzione di Napoli, nelle prime secrete trame come ne’ mezzi e nel fine, offendeva i sistemi politici di Europa, minacciava la sicurtà dei governi d’Italia, perturbava la pace universale, nuoceva col fatto e coll’esempio, era incomportabile dai reggitori dei popoli. Ma per oprare maturamente, avendo consultato l’esperienza ed il senno del monarca di Napoli, era stata necessità stabilire che un esercito austriaco in prima linea, ed altro russo in riserva, marciassero sopra