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198 LIBRO OTTAVO — 1817.

e perciò spregiando le ragioni del parlamento e dello stato, rispettate per otto secoli da trentuno re, il re Ferdinando vendè i beni delle comunità ed impose tributo gravissimo sopra i contratti. Così l’antica siciliana costituzione fu distrutta.

Il parlamento protestò; e tre membri, a nome di tutti, firmarono un foglio spedito al re, che più acceso di sdegno non rivocò i decreti, non adunò altro parlamento: crebbero dalla opposta parte i lamenti e ’l dispetto. Indi a poco que’ tre soscrittori del foglio, ed altri due tra primi del parlamento, furono la notte arrestati; e senza difesa o giudizio chiusi nelle prigioni di Favignana e Pantelleria, isole infami destinate al supplizio dei malfattori. Erano i principi Belmonte, Jaci, Castelnuovo, Villafranca e il duca di Angiò. La scontentezza fu grande, universale; e non calmò che alla costituzione dell’anno dodicesimo; per la quale essendo il re spogliato del regio potere, il figlio vicario, e la regina esule o profuga, i cinque prigionieri, tornati liberi, ebbero potenza uguale alla fama ed al favore del popolo; e i ministri, i consiglieri, i confidenti del re, poco innanzi persecutori, furono perseguili e scacciati.

Risursero più potenti nell’anno quindici; e allora, par brama di vendetta sulla Sicilia, per cupidigia di assoluto comando, ed animo da ministri, a gara concitavano il re, per sè proclive al più libero impero, di abbattere la costituzione siciliana dell’anno dodicesimo; e facendo intoppo la guaranzia datale dell’Inghilterra, usarono gli inganni. Dissero al governo inglese che la Sicilia scontenta del suo stato politico dimandava nuove leggi, arrecando per prova gl’indirizzi di alcune comunità, procurati, o scambiati di senso, o falsati. Sir William Accourt ministro d’Inghilterra, confidente del re, amico del cavalier Medici, malevolo, scaltro, avvalorò quelle frodi; e la Gran Brettagna, ingannata ed ingannatrice, abbandonò la Sicilia. Le quali pratiche si tramarono per molti mesi copertamente; e lo statuto che trasmutava in I Ferdinando IV, fermato sin dal congresso di Vienna, fu promulgato non prima del dicembre dell’anno sedicesimo. Alfine il governo, avuto il consentimento dal ministro inglese, forte dell’esercito tedesco e napoletano, cessò d’infingersi; e pubblicando le leggi che ho rapportate, soprausò il potere, appagò le passioni senza ritegno. Dirò le particolarità di questi eccessi nel seguente libro, quando narrerò le rivoluzioni che poi ne derivarono l’anno ventesimo.

XXVIII. Il disgusto de’ popoli serpeggiando in vario modo ne’ due regni, divenne indi a poco più grande per nuova legge sul Tavoliere di Capitanata, e per lo eccidio de’ Vardarelli. Qual fosse il Tavoliere, e come nel decennio migliorato di coltura, ho già riferito nel sesto libro. Si coprivano di spighe quelle terre poco innanzi selvagge, apportando più che sperate ricchezze, allorchè nuova