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LIBRO SETTIMO — 1812. 99

in tutta la linea. Obbietto la stretta di Voronoswo, che restò ai Francesi: morì fra molti il general Dery, ajutante di campo e tenero amico del re, marito di giovine nobile napoletana. Bonaparte, benchè parco lodatore, nè benevolo a Gioacchino, riportando que’ fatti nei bullettini dell’esercito, scrisse «Il re di Napoli in questa battaglia ha provato quanto possano la prudenza, il valore, l’uso di guerra. In tutta la guerra di Russia questo principe si è mostrato degno del supremo grado di re.»

La ritirata dei Francesi proseguiva: le schiere ordinate dei Russi, e i Cosacchi a sciami infestavano la linea francese, che non però trattenevasi perchè in ogni scontro vincitrice. Ma indi a poco il verno inacerbiva sino a 18 gradi di Reaumur, bastò ad uccidere molti cavalli ed alcuni uomini, e più infermarne: così crescendo di giorno in giorno il bisogno di difendersi, i mezzi alla difesa scemavano. Nè il freddo si fermò a quel grado ma più crebbe; in due notti, potendo anche più del gelo la nudità e ’l digiuno, perirono trentamila cavalli, ed uomini in gran mumero: la cavalleria dell’esercito scomparve, i già cavalieri andavano a piedi, i carri, le artiglierie, il tesoro furono abbandonati. Alle miserevoli e spesso immaginose descrizioni della ritirata di Mosca niente aggiungerò, perchè è storia di Francia, e il poco che ne ho detto basta per dimostrare che scomposti gli ordini militari, distratta la cavalleria, non avea Gioacchino schiere da reggere, ma combatteva per occasioni e quasi per venatura. In tanta calamità serbò animo sereno, come il serbarono gli altri capi dell’esercito, la guardia imperiale, gli uffiziali e i soldati in gran numero; ma sopra tutti, che che ne dicesse la malevolenza, l’imperatore Napoleone, vieppiù che nelle fortune, previdente, operoso, instancabile.

XLV. Ridotto l’esercito sul Niemen, Bonaparte movendo per Parigi lasciò luogotenente il re di Napoli. Continuava la ritirata e la guerra, ma il verno decadeva, e l’esercito giunto dietro all’Oder ristoravasi con le immense provviste ivi adunate, quando il general Yorck con le squadre di Prussia disertò i campi francesi, e abbisognarono abili provvedimenti del duca di Reggio e nuovi fatti d’armi per dar riparo allo inatteso abbandono. Ma infine, condotto l’esercito francese a stanze comode e sicure, fermati i Russi, terminò la guerra del 1812; e Gioacchino, deponendo in mano del vicerè d’italia il comando supremo, celeremente ritornò in Napoli, movendo dietro di lui il contingente napoletano; che sebbene non guerreggiasse ne’ luoghi più aspri della Russia, ebbe assai morti di gelo, o moncati delle dita delle mani e de’ piedi. L’abbandono che fece Gioacchino dell’ esercito francese gli fu danno ed onta: il suo regno riposava perchè già spente le discordie civili, e la Sicilia travagliata da’ proprii destini, e la Inghilterra intesa alle guerre di Germania e