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242 LIBRO QUARTO — 1799.


Egli compose il governo con le forme di Francia: potere legislativo commesso a venticinque cittadini, potere esecutivo a cinque, ministero a quattro. Egli medesimo elesse i membri de’ tre poteri, serbando molti degli antichi rappresentanti, aggiugnendo i nuovi, e mutandoli spesso con altri. Fu de’ nuovi il medico Domenico Cirillo, che avvisato, rispose: «È grande il pericolo, è più grande l’onore; io dedico alla repubblica i miei scarsi talenti, la mia scarsa fortuna, tutta la vita.» Il nuovo governo fu subito in ufficio con le regole costituzionali tratte dall’esempio di Francia e dal senno de’ governanti: non essendo ancora sancita, come che lungamente discussa, la costituzione che propose Mario Pagano; però data in esame al secondo congresso legislativo. Il quale, sciolto dalle sollecitudini di guidare lo stato, si volse con grande studio alle nuove leggi; codici, amministrazioni, finanza, feudalità, milizia, culto, pubblica instruzione; e poi alle magnificenze della repubblica, invitando gli architetti con gara d’ingegno alla formazione di un Panteon, dove si legessero primi con distinto carattere i nomi di de Deo, Vitaliani, Galiani; e decretando un monumento a Torquato Tasso nella sua patria di Sorrento; e disegnando, dove giacciono le ceneri di Virgilio, tomba più degna e marmorea.

XXIII. Mentre a tali cose di futura grandezza intendevano i rappresentanti della repubblica, intendeva il cardinal Ruffo alla espugnazione di Altamura, città grande della Puglia, forte per luogo e munimenti, fortissima per valore degli abitanti. Ma il porporato unito al Corso, e fatto audace delle gustate fortune, pose il campo a vista delle mura, e cominciò la guerra. I borboniani peggiorati in disciplina, miglioravano nell’arte, accresciuti di veterani e di uffiziali e soldati mandati da Sicilia, o venuti volontarii alle venture di quella parte; avevano cannoni, macchine di guerra, ingegneri di campo ed artiglieri; superavano d’ogni cosa l’opposta parte, fuorchè d’animo; così che gli assalti per molti dì tornando vani e mesti, crebbe lo sdegno degli assalitori e l’ardimento de’ contrarii. Vedevansi dalle mura nel campo le religiose cerimonie del cardinale, che, avendo eretto altare dove non giugnesse offesa, faceva nel mattino celebrar messa; ed egli, decorato di porpora, lodava i trapassati del giorno innanzi, vi si raccomandava come ad anime beate, e benediceva con la croce le armi che in quel gioruo si apparecchiavano contro alla città ribelle a Dio ed al re.

Dentro la quale città si vedevano altri moti e religioni, adoravano pur essi la croce ma in chiesa, si concitavano al campo con le voci e i simboli di libertà. Erano scarse le provvisioni del vivere, scarsissime quelle di guerra; e se la liberalità de’ ricchi e la parsimonia de’ cittadini davano rimedio all’una penuria, la guerra viva e continua accresceva il peso dell’altra. Fusero a projetti tutti i metalli