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232 LIBRO QUARTO — 1799.

buone mura, popolosa di sedicimila abitatori, provveduta d’armi e preparata (per le udite sorti di Cotrone) a’ casi estremi, rispose ch’ella non mai ribelle, obediente alle forze della conquista francese come oggi alle più potenti della Santa Fede, tornerebbe volontaria sotto l’impero del re, a patto che i cittadini non fossero puniti nè ricercati delle opinioni e delle opere a pro della repubblica, e che le truppe della Santa Fede non entrassero in città, ma solamente i magistrali regii, guardati ed obbediti dalle milizie urbane. Così per pace. Sapesse il cardinale che per guerra seimila uomini armati morirebbero alle mura combattendo, prima di tollerare i danni e le ingiurie che aveva patite Cotrone. Per i detti Ruffo vide che la vittoria non sarebbe certa nè allegra; e simulando modestia, dicendo che i disordini di Cotrone derivarono dall’ardore delle sue schiere concitate da ostinata resistenza, concordò: che la città innalzerebbe la insegna de’ Borboni; e tornata sotto l’impero del re, obbedirebbe alle sue leggi e magistrati, che milizia urbana, composta da ministri regii, sarebbe la sola forza dell’autorità regale; che sarebbero occulte le opinioni de’ cittadini e rimesse le opere a pro della repubblica; non entrerebbero in città le truppe borboniche; Catanzaro pagherebbe per le spese di guerra dodici migliaja di ducati. La pace così stabilita fu mantenuta; e poichè tutta quell’ultima Calabria tornò al re, procedè il cardinale verso Cosenza.

XVI. Tal era nel finire del febbrajo lo stato interno della repubblica, mentre correvano lungo le marine legni siciliani ed inglesi, animando alle ribellioni, combattendo le città marittime fedeli al nuovo reggimento, e lasciando a terra uomini armati, armi, editti del re Ferdinando, e gazzette narratrici di fatti contrarii alla Francia. Perciocchè in quel medesimo tempo i Russi e Turchi, sopra potenti navigli, prese alcune delle isole Ionie, assediavano Corfù; e dicevano volgerebbero, compiuta quella impresa, in Italia. Nelson, lasciata la Sicilia, navigava nel Mediterraneo: molte città romane più vicine alla nostra frontiera combattevano per gli ordini antichi; cominciavano i tumulti di Arezzo nella Toscana; e poderoso esercito austriaco aspettava su l’Adige il cenno a prorompere. Sapevasi della Sicilia che diciottomila nuovi soldati accrescevano l’esercito del re; che il generale Stewart con tremila Inglesi presidiava la città di Messina; che si formavano a truppe i partigiani più caldi della monarchia per venire negli stati di Napoli ad accrescere la forza e l’ardimento dell’esercito della Santa Fede; e che sovrano e popolo erano accesi di barbaro sdegno contro i Francesi, come attestavano due fatti.

Nave con bandiera neutrale in quella guerra trasportava da Egitto in Francia cinquantasette infermi, tra’ quali il generale Du-