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mente dai confini de’ Norici. Questa provincia, abitata dalla nazione de’ Baioari, a levante ha la Pannonia, a ponente la Suevia, a mezzogiorno l’Italia, ed a settentrione il fiume Danubio. Autari adunque, essendo giunto presso i confini d’Italia, ed avendo ancor seco i Baioari che lo scortavano, levossi quanto più potè sul cavallo, su cui era montato, e di tutta quanta avea forza affisse ad un albero vicino una piccola scure1, che teneva in mano, ed ivi lasciolla affissa,

  1. Questa piccola scure richiama il passo di Tacito intorno all’armatura dei popoli della Germania: frameas gerunt augusto et brevi ferro (ibid. 6.). I commentatori disputarono della forma di quest’arme detta con vocabolo germanico framea. Isidoro così la definisce: framea gladius ex utraque parte acutus, quam vulgo spatham vocant. Ipsa est et romphaea. Ma nulla resta più da congetturarsi da poi che fu trovata la framea nel tesoro sepolcrale Merovingico presso Verdun, nell’anno 1740., e che fu trasportata nel Museo Schoepfliniano. Nella descrizione del Museo alla p. 146. è indicata la differenza che passa fra l’asta e la framea; la quale ultima è uno stromento, della forma di quello che oggi in lingua germanica chiamasi Pfriem. Io opino che la securicula di Paolo sia appunto la stessa framea, non già una piccola scure; stantechè il re dovea tenere in mano uno strumento guerriero del costume della sua nazione: la forma dovea essere in qualche modo a guisa d’asta; il che si desume dalle immagini espresse nel testo da me seguito: securiculam .... fixit, eamque fixam reliquit.