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66 CAPO XXI.

gione il Lucumone a’ suoi ogni nono giorno1; o sia quel dì che seguiva il periodo settimanale chiamato le None. Uno di essi, generalissimo in guerra e capo della unione, veniva eletto in comune dai dodici popoli confederati, ciascuno de’ quali per mostra d’uguale dominio forniva un littore2. La veste di porpora e la dipinta, una corona d’oro, lo scettro adorno alla cima di un’aquila, la sella curule, i fasci e le scuri3 erano i tremendi simboli, non men che le divise della di lui alla autorità, e del poter supremo che usar potea liberamente in nome e vantaggio della repubblica. La condotta della guerra dava soprattutto gran moto alle ambizioni di cotesti primi ufiziali della nazione, che in promuovere l’util della patria arrecavano a se stabile nominanza. La qual cosa avvenne non tanto a Porsena lucumone di Chiusi, ed a quell’Arimno, di cui Pausania vide un donativo in Olimpia4, quanto ancora a Celio Vibenna, altro lu-

  1. Tusci nono quoque die regem suum salutabant, et de propriis negotiis consulebant. Macrob. Sat. i. 15.
  2. Ex duodecim populis communiter creato rege, singulos singuli populi lictores dederint. Liv. i. 8. Lucumones in tota Tuscia duodecim fuisse manifestum est: ex quibus unus omnibus imperavit. Serv. viii. 475., x. 202.
  3. Liv. i. 8.; Dionys. iii. 61. 62.; Strabo v. p. 152.; Diodor. v. 40.; Plin. ix. 39.; Macrob. Sat. i. 6.; J. Lyd. De magist. p. 13. Queste insegne toscane, usate dai re di Roma, rimasero ai consoli dopo il cacciamento di quelli; eccetto la toga picta adoprata dai soli trionfanti.
  4. Pausan. v. 12.