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304 CAPO XXVIII.

Ma soprattutto i navigatori e mercatanti portavano fuori copia di lavori toscanici di bronzo, idoletti, arredi delle case, e altre suppellettili, che vendevano assai caramente ai popoli inesperti con i quali mercavano. Per l’opposto tiravano essi in cambio l’avorio della Nigrizia o direttamente col mezzo dei Cartaginesi, o più da vicino comperandolo ne' loro emporj della Sardegna. Così pure l’ambra, materia ricercatissima quanto l’avorio, e che usavasi tanto per adornamento del vestiario femminile, quanto per opere d’arti, e per magnificenza dei grandi nella sepoltura1, veniva portata in Etruria dai mercati stranieri, ancorchè nessuna comunicazione diretta avessero i nostri col Baltico, o con altre parti del Settentrione. Questi negozj di cambio facevansi con uguale facilità sia dai navigatori oltremare, sia in casa propria negli ordinarj mercati: per il che le principali città, benchè dentro terra, avevano comodi porti, arsenali, e piazze di mercatura sul mare: tal era Pirgo frequentatissimo porto di Cere; e per tacer d’altri luoghi Populonia, centro del commercio di tutte l’isole del nostro arcipelago. Nel tempo antico la mercatura dava profitto grande, e onore insieme a chi la praticava: la sorte principale, o sia il fondo che ponevasi in su i traffici, era dei facoltosi, e di loro anche il merito o l’usura del capitale: onde largo ne veniva il guadagno: nè solo i ricchi e potenti, ma insieme i loro mini-

  1. Vedi tav. cxviii. 2.