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266 CAPO XXV.

un carattere dichiarato di stile etrusco, qual si ritrova ne’ bronzi e in altri lavori vetusti: stile di cui ho ragionato poco anzi. Moltissimi tra i vasi volcenti si riconoscono di questo fare etrusco manifestissimo. Vuolsi por mente soprattutto a quel simbolo sì particolare degli occhioni, di che favello altrove1, ripetuto le mille volte, e unicamente proprio di questi vasi: i quali, ancorchè non fossero tutti a un modo di pennello etrusco, sono bensì foggiati secondo le idee, e le divolgate credenze nazionali. Certissimamente di mano d’un etrusco artefice è la tazza dov’è figurato un convoglio funebre: scena del tutto locale2: parimente etruschi sono que’ molti vasi, in cui si trova istoriata, sotto differentissime forme, la dottrina dei buoni e de’ mali genj, non che tutt’altre cose più specialmente proprie della fede popolare. Cotest’arte fiorente si mantenne qua in Etruria per non interrotta successione d’artefici fino al sesto secolo: e ne fan prova manifesta quei vasi, dov’è rappresentata al vero l’insensata ebrietà delle feste Dionisie, e di quelle ve-

  1. Lo stesso simbolo degli occhioni ho veduto più volte in vasi consimili trovati a Chiusi; e ne conservo presso me il disegno. All’opposto non è a mia notizia che si rinvenga frequente cotesto emblema fuori del suolo etrusco. Due o tre coppe soltanto con occhioni corrispondenti si veggono nel Museo copioso Borbonico di Napoli: diconsi di Nola; però non molta fede vuol darsi alla provenienza di tali vasi spacciata dagli antiquarj mercanti: molti e molti sono chiamati tuttodì o di Grecia, o di Nola, che mai non videro quelle beate contrade.
  2. Vedi tav. xcvi.