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CAPO XXII. 153

aruspici; tra i quali in più alto seggio stavan coloro che pigliavano grado e nome di Fulguratori a causa delle loro più ardue divinazioni1. Per istituto delle sue domestiche religioni, e prima ancora che fosse Roma, ciascun’altra città legittima, come Preneste, aveva similmente un collegio di pontefici2: talvolta la qualità di aruspice e di pontefice s’univa in una sola persona3. Tivoli e Tuscolo ordinarono a un modo i loro preti Salj molto innanzi a Roma4: nè fa di bisogno ricorrere ai Cureti o ai Dattili per trovare sì lungi una norma delle loro danze armate, tanto naturalmente poste da religioni che coltivavano, come le nostrali, divinità guerriere5: e pare di più, secondo una vecchia tradizione, che i Salj fossero dapprima preti d’Ercole6; che vuol dire, per gl’Itali antichi, del nostro Sanco7. In ogni modo però il sacerdozio dei Salj, e l’altro tanto affine degli Arvali, erano per noi antichissime compagnie di fratelli, che avevano assai cose comuni: il numero de’ collegiali, la nobiltà della nascita, l’antichità e l’oscurità dei carmi8. Tra gli Umbri tien posto princi-

  1. V. le glosse d’Isidoro; e Olivieri, Marm. Pisaur. p. 56 sqq.
  2. Ibi erant Pontifices, sicut etiam Romae. Serv. vii. 678.
  3. Haruspicum Pontificis Albani. Gruter. p. ccciv. 5.
  4. Serv. viii. 285.
  5. Vedi sopra p. 128, 129.
  6. Serv. l. c. Altri diceva introdotto quel sacerdozio medesimo da uno di Vejo.
  7. Vedi Tom. i. p. 202.
  8. Marini, Frat. Arvali. p. 597 seqq.