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112 CAPO XVIII.

pendio portentoso delle feconde e rinnovanti forze di natura1: benchè molto probabilmente, e secondo il concetto primitivo, egli non fosse stato per gli Etruschi altro che un dio campestre. Ancaria proteggeva Fiesole2; e Voltumna, buona tutrice della concordia, nel cui tempio s’adunavano i concilj, cautelava l’unione di tutta la confederazione degli Etruschi3. Altri nomi propri di deità nazionali, com’elleno erano invocate nel quinto o sesto secolo di Roma, porgono le patere4, arredi dell’esequie, che han servito a offerire libamenti ne’ sacrifizi funerei: nè fa caso il vedervi istoriati miti ellenici; perchè in quell’età gli Etruschi già molto sentian del greco, e comunemente appropriavano per conciliazione di simboli alle greche divinità nomi patrj e famigliari. Tanto somma era la riverenza che ognora serbava il popolo dei titoli sacri de’ suoi iddii, dacchè per fede teneansi non pure d’istituzione santa, ma pieni di virtù divina, e niente pieghevoli ad essere voltati in altra lingua. Però l’indole grave e austera che più qualificava non meno i religiosi Etruschi, che gl’Itali tutti, si mostra di per se chiaramente nella universal mitologia. I loro iddii, in cambio d’essere come quei dell’Olimpo nu-

  1. Ovid. Met. xiv.; Varro l. l. iv, 8.; Ascon. in Verr. iii. 59.
  2. Faesulanorum Ancaria. Tertull. Apol. 24. conf. Gori, inscript. ant. Etrur. T. ii. p. 77.
  3. Liv. iv. 23., 25. 41.
  4. Thalna: : Turan: Thana: Turms: Ethis: Eris ec.