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178 CAPO VIII.

de’ Siculoti1, han dovuto essere quei Siculi, che Plinio pone insieme con Liburni nella regione picena fra il Tronto ed il Matrino2. Dove appunto una non piccola contrada interiore, irrigata dal Vomano, porta tuttora con singolar concordanza di vocabolo, il nome di Valle Siciliana3. La strana tradizione da Plinio medesimo riferita4, e verisimilmente tolta da Catone, che tredici popoli della terra dei Pediculi, nominati dai Greci Peucezi, vi fossero stati procreati da nove coppie dell’illirico, non poteva avere nessun altro accettabil fondamento, fuor che nella stazione di una mano di coteste genti stranie in quelle contrade littorali. E Peucezi chiamava infatti grecamente Callimaco un popolo dei Liburni5. Così altri favolosi racconti foggiati alla greca di popolatori illirici ne’ Peligni6 e nella Daunia7; siccome le tradizioni poetiche d’Iapige e Dauno, ambo Licaonidi, venuti colà nell’Iapigia insieme con Illirici8; tenean viva la ri-

  1. Siculotae. Plin. iii. 22.; Ptolom. ii. 4.
  2. Siculi et Liburni plurima ejus tractum tenuere, in primis Palmensem, Practutianum, Adrianumque agrum. Plin. iii. 14.
  3. Vedi la carta geogr. del regno di Napoli di Rizzi Zanoni. — Delfico, Dell’Interamnia Pretuzia, c. 1: dove l’indagatore mostra che quel nome locale è non solo antico per documenti, ma di più domestico.
  4. iii. 11.
  5. Et quos Callimachus Peucetias appellat. Plin. iii. 21.
  6. Festus v. Peligni.
  7. Festus v. Daunia.
  8. Nicander ap. Anton. Lib. 31.