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CAPO VII. 151

la potenza navale degli Etruschi, allora ch’ella fioriva a causa del suo spazioso e profondo porto, che riparato intorno dal monti liguri può mettere in sicuro ogni quantunque numeroso naviglio1.

Abbondano i geografi nella descrizione di moltissimi altri luoghi dell’Etruria, che pienamente accertano quanto copiosa ne fosse un tempo e la popolazione e la forza2. Ma noi ci siamo con disegno fermati a ragionare più particolarmente delle città che attendevano ai traffici di mare, per dar meglio a intendere con quale e quanto studio s’adoperassero gli Etruschi, fattisti potenti, anco nelle cose navali. Di lungo tempo usavano essi per navigazioni e commerci sia col rimanente dell’Italia, sia con remote e straniere nazioni. Nè par cosa dubbiosa, che massimamente i nobili e facoltosi cittadini traessero dal commercio marittimo, di cui fornivano il capitale, abbondevoli ricchezze. Diremo altrove qual era la materia di questi lucrosi negozj, e per qual gius convenzionale proteggeva e cautelava un popolo marittimo la navigazione ne’ suoi propri mari. Talchè navigando pur sempre, e commerciando d’ogni banda per tutti i paesi d’intorno al Mediterraneo, la mercatura e la nautica divennero al fine nazionali mestieri,

  1. Strab. v. p. 153. Del porto di Luni, o sia del magnifico golfo della Spezia, cantava Ennio: Lunai portum est operae cognoscere ceiveis. Fragm. p. 3 ed. Hessel.
  2. V. Cluver. p. 419-506: ma più particolarmente l’accurato e critico Mannert, Geogr. der Griech. und. Rom. T, ix. p. 347-428.